Mes, nuovo round. L'alt di Salvini e il "no" di Fdi e Fi

Oggi Meloni alla Camera, sfida con Conte e Schlein su riarmo Ue, sanità e Gaza

Mes, nuovo round. L'alt di Salvini e il "no" di Fdi e Fi
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Le polveri le accende di prima mattina Matteo Salvini, in perfetta scia con gli affondi di domenica scorsa, quando da Roma e in compagnia di Marine Le Pen aveva attaccato duramente un'Europa che considera «in mano a lobbisti, finanzieri, affaristi, immigrazionisti e fondamentalisti ambientalisti». Il leader della Lega, infatti, fa seguito al pressing dell'Eurogruppo che lunedì è tornato a chiedere con insistenza all'Italia di ratificare il Mes e di prima mattina ribadisce il suo secco «no». «Grazie alla posizione ferma della Lega che ha combattuto il Mes dai tempi di Mario Monti - aggiunge - il Parlamento ha già respinto il tentativo dell'Ue di metterci il cappio al collo». Insomma, sarebbe bene «liquidare la quota italiana per riprenderci i nostri 15 miliardi lasciando gli altri liberi di fare quello che vogliono».

Ovviamente, la questione è un filo più complessa. Se non altro perché l'Italia è rimasto l'unico dei venti Paesi dell'area euro ad aver firmato ma non ratificato il cosiddetto «salva-Stati», bloccando l'attivazione di una linea di credito da 68 miliardi da utilizzare in caso di crisi bancarie. Di qui l'insistenza dei partner europei e del commissario agli Affari economici, Valdis Dombrovskis. Con in prima fila la Germania del cancelliere Friedrich Merz, che Giorgia Meloni dovrebbe incontrare proprio domenica.

Ma sul Mes anche la premier continua a nutrire forti perplessità. Certo, avrebbe preferito non far deflagrare il dibattito accendendo nuovamente i riflettori su un dossier spinosissimo, peraltro proprio alla vigilia del premier time in programma oggi pomeriggio alla Camera. Ma la posizione di Fdi non è cambiata da quando il 21 dicembre 2023 a Montecitorio ha votato contro la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità (insieme a Lega e M5s, mentre Forza Italia si è astenuta e Pd, Italia viva e Azione si sono espresse a favore). «Continuiamo a essere contrari, è uno strumento inadeguato. Come assicurazione per gli Stati membri in caso di crisi bancarie perché è una polizza che costa molto più dell'auto e ancor più è inadeguato come strumento di sviluppo economico», dice Marco Osnato, responsabile economico di Fdi e presidente della commissione Finanze della Camera.

E anche Antonio Tajani è costretto a usare toni molto più scettici di quanto forse avrebbe voluto, per non rischiare di restare con il cerino in mano. Il Mes «non è una priorità, la priorità è costruire la pace», dice il ministro degli Esteri. Che poi aggiunge: «Non siamo contrari per principio, ma abbiamo forti dubbi sulla carenza di controlli e sul fondo. Come Forza Italia, saremmo pronti a votarlo se ci fosse il controllo democratico» perché «il presidente della Bce è chiamato a rispondere davanti al Parlamento Ue», mentre chi guida il Mes no».

Insomma, la linea della maggioranza resta quella del voto di fine 2023. E, peraltro, non sembra essere all'orizzonte un altro passaggio parlamentare sul punto. Che divide anche le opposizioni. Con il M5s fermamente contrario e Pd, Italia viva, Azione e +Europa che attaccano il governo perché strizzerebbe l'occhio a quel «fronte sovranista» che «vuole distruggere l'Europa».

Un'accusa su cui quasi certamente torneranno oggi pomeriggio durante il premier time alla Camera.

Dove Meloni incrocerà idealmente le armi con Elly Schlein (sulla sanità) e Giuseppe Conte (sul riarmo europeo). Tra le interrogazioni presentate dall'opposizione, anche quella di Avs che con Angelo Bonelli chiederà a Meloni chiarimenti sulla posizione del governo verso Benjamin Netanyahu e sulla situazione a Gaza.

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