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Linea dura di Facebook contro gli utenti-avatar: disattivati gli account

Il divieto di registrarsi al social network sotto falso nome esiste da sempre ma non era mai stato fatto rispettare. Invece ora la società di Palo Alto sta cancellando senza preavviso le caselle. E partono le proteste.

Linea dura di Facebook contro gli utenti-avatar: disattivati gli account

«Mi hanno cancellato da un momento all'altro, senza preavviso nè motivazioni. Ma non la passano liscia. Li denuncio per violenza privata». É furibondo, il giovanotto che fino a questa mattina si nascondeva su Facebook dietro l'avatar «L'Infiltrato Speciale», nome d'arte attraverso il quale dispensava quotidianamente la sua opinione su quel che accade al mondo. Da stamane, se il giovanotto cerca di collegarsi al suo account, gli appare una schermata dei gestori del network che lo rimanda come spiegazione semplicemente ad una lista di «faq», domande e risposte. Nessuna spiegazione diretta sul perchè della decisione, se non una generica citazione della clausola che impegna gli utenti a registrarsi col proprio nome e cognome vero. Ma è una clausola considerata finora del tutto formale, e che non era mai stata applicata a tappeto. Anche perché esigenze di sicurezza non ce ne sono, visto che Facebook è in grado di sapere in ogni istante non solo l'indirizzo di mail e l'ip (ovvero il computer) utilizzato da ogni utente, ma anche una quantità impressionante di dettagli sulla sua vita privata.
Perchè, allora, proprio adesso? «L'Infiltrato Speciale», questo è sicuro, non è stato l'unico a vedersi bruscamente evaporare dal mondo di Facebook. Poche ore prima di lui era stato annullato l'account intestato a Armand du Plessis (che, come è noto, era il nome «laico» del cardinale Richelieu). Si tratta di un account quasi leggendario per l'eleganza e la sottigliezza delle sue analisi. Secondo alcuni dei commenti scatenati dalla scomparsa di du Plessis, dietro questo alias c'era il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga. Ma si tratta probabilmente di una pista falsa, in realtà a firmarsi con questo pesudonimo sarebbe un giovane professionista ligure con una passione quasi maniacale per i giornali e la politica. Alle 7,30 di ogni mattina, i commenti firmati du Plessis toccano già i temi più rilevanti della giornata politica. O meglio, li toccavano fino a questa mattina: da oggi, l'account non esiste più.
Entrambi questi avatar sono noti per la linea politica moderata. Ma è improbabile che la mossa dei californiani di Facebook abbia motivazioni ideologiche, visto che nelle stesse ore vengono disattivati anche account di segno opposto. Più verosimile è che Facebook abbia lanciato una piccola campagna di «repulisti», utilizzando un software che individua gli account «sospetti». Quali possibilità hanno gli utenti cancellati di ribellarsi? Facebook non è un servizio pubblico, nel contratto di ingresso gli utenti lasciano ampio spazio alle decisioni dei gestori, insomma le possibilità di fare causa sarebbero teoricamente scarse. Ma in una situazione in cui i social network sono il principale canale di interazione sociale per milioni di utenti, un legale combattivo potrebbe chiedere a un giudice di sancire che il «diritto a Facebook» fa parte ormai dei diritti inviolabili della persona.

E che pertanto non può essere violato impunemente.

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