L'inferno della Concordia nel video choc dalla plancia

Un filmato esclusivo trasmesso dall'edizione serale del Tg5 rivela scene inedite del naufragio della Concordia: GUARDA IL VIDEO. Un'ora dopo lo schianto contro gli scogli del Giglio, sulla plancia della nave regna il caos più totale. Nessuno sa che cosa fare. Schettino telefona e non comunica l'ordine di abbandonare la nave. I passeggeri della Concordia salgono da soli sulle scialuppe e qualcuno, forse proprio il comandante, commenta: "Vabbuò". Poco dopo l'ordine di abbandonare il natante

L'inferno della Concordia nel video choc dalla plancia

Di fronte alla vetrata c’è il buio, mare e cielo. Una quindicina di persone osservano i monitor. I gesti denotano preoccupazione ma non panico nella plancia di comando della nave Concordia. È la scatola nera visiva, il racconto per immagini dei minuti successivi alla collisione del 13 gennaio. Il comandante Francesco Schettino appare dietro la vetrata. Cammina e parla al telefono. La collisione è avvenuta da cinquanta minuti.

I passeggeri iniziano a salire «sulle lance da soli», lo avvisa un sottoposto. «Vabbuò, ià», risponde lui. È al telefono con qualcuno, risponde al suo interlocutore e contemporaneamente in plancia gli chiedono cosa fare. È Schettino al comando. Nel documento esclusivo mandato in onda ieri sera dal Tg5 di Clemente Mimun delle 20 in un servizio del vicedirettore Enrico Rondoni si vede per la prima volta dal vivo il cuore della nave squarciata dallo scoglio di fronte all’isola del Giglio. «Io dico sempre che chi cerca trova», dice un soddisfatto Mimun. La procura di Grosseto ha subito acquisito il filmato.

Le voci, le mani sui fianchi in segno di attesa, una bottiglietta d’acqua bevuta con frenesia. Molte persone che si muovono nel campo visivo ma nessuno che decide. Soprattutto, non il comandante. La confusione senza agitazione è la sorprendente verità dei minuti più drammatici della nave Costa la notte del grande naufragio, girate da un anonimo operatore, che in quei momenti ha avuto la freddezza per documentare tutto. Non è facile distinguere la voce del comandante Schettino da quelle degli altri presenti accanto a lui.

Ma in alcuni momenti l’audio è chiarissimo, è il comandante che parla, come quando all’inizio dice: «I motori sono proprio… mi stanno andando tutti al diavolo». Il racconto per immagini si svolge nell’arco di dieci minuti, dalle 22.20 circa alle 22.30, ossia dai quarantacinque ai cinquantacinque minuti dopo l’impatto. «Praticamente ci sta uno squarcio credo e viene acqua giù», si sente dire, e anche qui è Schettino a parlare, mentre in plancia nessuno ancora lo scuote, decide, interviene. È un immobilismo tranquillo e surreale, come di chi si trova di fronte a un film. Le frasi sono spezzate, i frammenti di parole rimandano però la consapevolezza sempre più spaventosa del disastro che si è appena compiuto.

Qualcuno, non Schettino, adesso avvisa: «Dice che c’hanno un tango india (un ferito) a bordo». E poi ancora: «Con due compartimenti sopravviviamo». Poi è il comandante che dà indicazioni.

Sembra lucido anche se appare come distante, la sensazione è la stessa di quella voce che tutto il mondo ha sentito più e più volte, l’uomo che intimidito o svogliato rispondeva alle domande incalzanti del capitano De Falco: «Aspettiamo che scarrocciamo un altro poco in acque più basse e diamo fondo all’ancora. Al limite ci sediamo sul fondo - dice Schettino, all’apparenza tranquillo, rassegnato - e poi vediamo».

Una voce avvisa di nuovo: «Al momento sembra in panne il motore principale di poppa e i generatori 1, 2, 3». Una voce che sembra quella di Schettino domanda: «E il quattro, cinque e sei ci stanno?».
Poi passa qualche secondo, sono le 22.25 e Schettino è fuori, parla al telefono con qualcuno. Ha l’isola alle sue spalle, davanti a sé i suoi uomini in plancia. All’interno i toni ora diventano più precipitosi: «Le porte stagne tutte chiuse. Subito!».
Ma è a questo punto che iniziano i momenti più interessanti della diretta del disastro. Ora le voci sono più nitide. Un uomo dice: «Comandante, i passeggeri stanno cominciando a entrare sulle lance da soli». Schettino è al telefono, e risponde alla domanda cruciale che gli è appena stata rivolta: «Vabbuò, ià, facciamoli andare a terra. Vabbuò», ripete. Poi, come se ora parlasse al telefono: «Ok devo dare...». E una voce fuori campo gli suggerisce, quasi ansiosa: «L’emergenza generale».
«Aspetta aspetta», è la risposta.

Una terza voce ripete, con più decisione: «Diamo l’emergenza».
E poi ancora quell’accento napoletano abbastanza inconfondibile: «Se potete mandarci dei mezzi per cortesia».
«Sì, però con molta velocità», incalza al telefono.
Alle 22.29 la paura sale: «Che facciamo? Che facciamo?», si sente ripetere da più voci. I movimenti in plancia adesso sono più veloci, la nave si sta inclinando più vistosamente.
«Emergenza generale», è la risposta di qualcuno.
Poi torna a parlare il comandante: «Siamo a zero virgola due dall’isola». E finalmente: «Chiamiamo la gente».
Un altro: «Parliamo con le hostess».

A oltre tre quarti d’ora dall’impatto la gravità della collisione non era stata ancora comunicata, sembra di capire, nemmeno a parte dell’equipaggio.
E ancora la voce del comandante, di Schettino: «Dicci che fanno gli annunci che cadono le persone... Abbiamo sotto l’isola perché ci sono... l’isola è vicina. Chiamate i rimorchiatori».
Di nuovo lo chiamano: «Comandante...». E poi: «L’emergenza l’abbiamo data», gli comunicano: una frase che se è un’affermazione potrebbe essere la prova dell’avvenuto ammutinamento, l’equipaggio che ha deciso in autonomia dal comandante di avvisare tutti. Oppure è una domanda, e allora significa che tutto è ancora confusione.

Passano pochi secondi e la plancia diventa un grido: «Abbandoniamo la nave! Abbandoniamo la nave!».


La telecamera che sta riprendendo si sposta nei ponti interni e sulle scale, si sente l’annuncio che invita a «mantenere la calma», poi un'efficiente traduzione in giapponese.
Questa sera il Tg 5 mostrerà la seconda parte del video esclusivo, con la ripresa dell’ammaraggio delle prime lance e i drammatici soccorsi successivi.

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