«Ma a Lione serve un’altra Roma»

E ora la Roma può finalmente pensare al Lione. Ma con che animo? Ancora una volta i giallorossi si fermano al cospetto di una provinciale neanche troppo quotata, pareggiando il testacoda con l’Ascoli per 1-1 (rete nel finale di Wilhelmsson) e invertendo l’inerzia della partita solo dopo il doppio ingresso, nella ripresa, di De Rossi e Mancini.
Spalletti aveva provato a caricare di importanza la sfida di Ascoli, ma è evidente che la testa della Roma è già a Lione da un pezzo: l’1-1 del Del Duca spinge i giallorossi a -16 dall’Inter ed è l’ennesima prova che la corsa scudetto non è più nei pensieri dei giocatori, molti dei quali giustamente risparmiati dal mister. Con Perrotta squalificato, Doni e Taddei infortunati (ma in Francia ci saranno) e Aquilani, De Rossi, Mancini, Mexes e Tonetto spediti in panchina a rifiatare del resto non si può parlare di Roma vera. «Nelle ultime partite è mancata un po’di concentrazione - ammette Mancini - a Lione però bisogna andare convinti di poter vincere, di fare una buona partita e qualificarci per i quarti». Nonostante il pronostico avverso dei bookmaker di tutta Europa Mancini ci crede: «Quando la Roma si trova in situazioni difficili e importanti è sempre riuscita a fare risultati positivi. Martedì non sarà diverso, speriamo di regalare la qualificazione al popolo giallorosso».
Spalletti invece «sente» la sfida di martedì così tanto che fa finta di non pensarci: «L’Ascoli? Ha lottato più di noi, così facendo hanno sopperito alla differenza qualitativa. Per questo ha meritato di pareggiare». Una partita dal finale arroventato dalle accuse di «miopia» rivolte alla terna arbitrale da Nedo Sonetti per un presunto rigore non fischiato per mano in area di Pizarro. «Lui arriva a un metro e mezzo da dove Soncin calcia il pallone - spiega il tecnico giallorosso - e cerca di togliere il braccio prima che venga colpito. Secondo me non è rigore».
La Roma continua a perdere troppo terreno contro le squadre «piccole», quelle con i giocatori che mordono le caviglie: «Anche questo ha fatto la differenza e non mi spiego perché la squadra non metta in alcune partite la stessa forza e qualità che fa vedere in campo contro le formazioni più importanti. Forse è colpa mia che non riesco a caricarli a dovere».

Nonostante ciò, il tecnico toscano è ottimista in vista del Lione, anche se non risparmia ai suoi qualche tirata d’orecchie: «Spero di andare in Francia con la squadra al completo - conclude - ma la differenza non la fanno i singoli ma lo spirito di squadra. Non è che le cose cambiano se Taddei rientra o qualcuno si riposa per un giorno. Se giochiamo così è dura». E se ne va senza che nessuno in sala stampa lo abbia interrogato su Totti. Una notizia.

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