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Lippi, condottiero fragile ora chiede un «protettore»

Il ct si sente isolato, vuole un addetto stampa di fiducia. E Carraro lo chiama a rapporto in un summit al ritorno da Minsk

nostro inviato a Glasgow
È stato un duro colpo anche per i colleghi della Domenica Sportiva. Ieri mattina, all’ora che volge al desinare, hanno scoperto dal resoconto auditel che la presenza, in diretta da Glasgow, di Marcello Lippi alla puntata della trasmissione, non ha giovato agli ascolti. E che il loro fiore all’occhiello della domenica calcistica è stato ripagato da cifre deludenti: 8% di share, poco più di un milione i telespettatori dinanzi al video. Dev’essere l’effetto Nazionale che di questi tempi è incapace di eccitare gli animi oltre che centrare risultati onorevoli, guadagnando in anticipo la qualificazione come conviene a una star del suo calibro.
Non è per questo motivo che lo stesso Ct, al culmine di una fresca mattina scozzese, scandita da un paio di ore di allenamento intenso, è passato dinanzi ai cronisti in attesa lungo la balaustra dello stadiolo di Motherwell, senza rivolgere un saluto. Algido e cupo, inseguendo pensieri diversi, il Ct meno simpatico degli ultimi decenni ha tirato dritto inforcando il torpedone azzurro, curiosamente di colore nero. Lippi non ha gradito le chiose velenose all’episodio di domenica mattina, e nemmeno accolto con lo spirito giusto la notizia di un summit promosso da Franco Carraro, rimasto in collegamento telefonico con Abete, il suo vice al seguito, e preoccupato dai resoconti di un pareggio trasformato in una disfida tra Lippi e la critica. L’appuntamento è fissato per la settimana dopo il ritorno dalla Bielorussia: a fari spenti e polemiche sopite (si spera), sarà possibile cogliere gli aspetti più inquietanti della vicenda e dare una risposta ai quesiti, oltre che impostare la spedizione in Germania. «Il nostro obiettivo è mettere il tecnico a suo agio e verificare se il comportamento di certi azzurri ha indisposto sponsor e Rai. Ma quest’ultimo dato non ci risulta» è la dichiarazione di Abete, a difesa della serenità del gruppo e a manifesto della necessità di un comodo successo domani a Minsk.
Da tempo Lippi ha chiesto un addetto-stampa di fiducia; all’alba dell’incarico da selezionatore propose Ciro Ferrara quale rimpiazzo di Riva ma ottenne dall’interessato un cortese rifiuto: probabile che avanzi altre candidature per sentirsi più protetto dagli spifferi federali e dalle censure giornalistiche che sono collegate più allo scadimento di talune prove che allo scarto dei suoi umori. Nel frattempo è tutta la materia a finire sotto la lente d’ingrandimento di Franco Carraro, il presidente rimasto ai margini del club Italia con la scusa di doversi dedicare all’operazione Euro 2012.
Non ci sono inoltre segnali di sinergia tra Nazionale maggiore e Under 21 di Gentile, considerato uomo di Trapattoni, dell’ancien régime: né sotto il profilo tecnico, né logistico. Il trasferimento dei giovani a Glasgow prima e a Minsk poi è stato scandito da grandi difficoltà, aerei diversi dalla Nazionale maggiore, coincidenze saltate, rientro immediato a Milano mentre il club Italia è rimasto in Scozia. E anche nelle scelte tecniche, Lippi ha battuto la strada intrapresa ai tempi dell’Inter. Allora chiese e ottenne da Moratti gente come Cirillo, Brocchi e Macellari, qui in azzurro è andato a scovare Mesto (Reggina) per coltivare calciatori di sani principi più che di talento senza mai passare dall’Under che dovrebbe essere il naturale serbatoio.
Con la qualificazione in bilico (Norvegia a due punti), la federcalcio ha rinviato la ricerca del quartier generale in Germania. Proposto un comodo sito alla periferia di Stoccarda, suggerito anche dal Trap che sta allenando lì. «Dobbiamo prima qualificarci» è stata la scaramantica replica federale. A dicembre, nel giorno del sorteggio di Lipsia, la scoperta più dura sarà un’altra: l’Italia difficilmente sarà testa di serie. Colpa non di qualche complotto demo-plutocratico ma dei risultati miseri della Nazionale nelle precedenti rassegne. Dopo la vituperata finale conquistata da Sacchi e i suoi arrigonauti, Pasadena, luglio 1994, la Nazionale ha rimediato solo schiaffi sul viso. A Francia ’98 fuori da Zidane nei quarti, in Giappone 2002 a casa agli ottavi, dalla Corea. Perciò, forse, Lippi è pronto a scontrarsi con il mondo intero. Niente lo salverà in caso di risultato scadente.

Tutti lo adoreranno come un dio pagano qualora dovesse fare più strada del previsto.

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