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Lippi: «Pronto a lasciare dopo il mondiale»

Marcello Di Dio

nostro inviato a Ginevra

Un avversario da scoprire. E da non sottovalutare, nonostante sia una matricola del prossimo mondiale tedesco. Non a caso ha eliminato nel suo girone il «blasonato» Camerun. Nella prima assoluta degli azzurri contro la Costa d’Avorio (avversario numero 73 della storia azzurra), Marcello Lippi cambia molto, ma non tutto rispetto all’Olanda. In onore al patto («un reciproco mantenimento delle promesse», lo definisce Lippi che sta ormai rinunciando all’idea degli stage) stabilito con gli allenatori di club. Sei i nomi nuovi nella formazione titolare ed è lo stesso ct ad annunciarli, dopo averli provati nell’ultimo allenamento sotto la pioggia e con il nuovo pallone creato dalla Puma: Zaccardo, Barzagli e Materazzi in difesa, Barone e De Rossi a centrocampo, Iaquinta in attacco. Unica conferma, il modulo con i tre attaccanti, stavolta con staffetta per la coppia delle meraviglie Gilardino-Toni. Con Del Piero, che giocherà la terza partita consecutiva in nazionale (cosa che non accadeva dai tempi dell’Europeo portoghese), chiamato al solito lavoro di supporto delle punte a sinistra. Lo juventino, che quasi certamente non giocherà da titolare la sfida di sabato con la Roma, trova così la sua valvola di sfogo in azzurro: gettone numero 71 – Mazzola è ormai alle spalle, oggi eguaglierà Gentile – e caccia al gol numero 25.
«È una partita che ci serve per portare avanti il nostro lavoro e progetto – sottolinea Lippi –. Spero di far giocare tutti, al limite lasciarne fuori solo uno. D’altronde per la prima volta ho tenuto gli stessi convocati per due partite amichevoli. Dopo questa, rivedrò i giocatori non prima della fine di febbraio». E qui si riapre l’annoso problema degli stage, anche se, sottolinea Lippi, c’è «grande collaborazione con gli allenatori di club». Se ne riparlerà al più presto, intanto meglio pensare agli avversari africani. «Sono molto bravi a livello tecnico, una quarantina di elementi della Costa d’Avorio militano in squadre europee. Il calcio africano è in continua evoluzione: prima i loro calciatori avevano grandi doti atletiche e poca malizia, ora è diverso». Lunedì Lippi girava con un foglietto in mano: sopra, i nomi della Costa d’Avorio che hanno battuto sabato scorso la Romania a Le Mans con qualche indicazione di tipo tattico, ma solo ieri ha potuto vedere la cassetta della partita. «Abbiamo già visto le recenti sfide con Francia, Camerun ed Egitto, non c’è solo Drogba che comunque è un grande campione. Sarà un bel test anche per i nostri difensori. L’esperienza insegna che abbassare la guardia è pericoloso, specie dopo prestazioni come quella di sabato ad Amsterdam. Si fa presto a prendere degli schiaffi...».
Rifiuta, ma solo per rispetto, il paragone che un giornale inglese fa tra lui e Bearzot («sono onorato, ma io non sono degno di essere nemmeno accostato a uno che è stato ct per undici anni e ha vinto un mondiale»). Poi la chiusura definitiva a Panucci: «Non vedo perché dovrei incontrarlo». Da Panucci al contratto: «Il discorso è semplice: sento la fiducia della Federcalcio, se ci sarà anche dopo il mondiale avrò piacere di firmare e continuare a lavorare insieme. Ma se dopo la Germania non ci sarà più fiducia, che senso ha rimanere?».

Per parlare del futuro, c’è ancora tempo, prima c’è da fare bella figura in Germania.

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