nostro inviato a Amburgo
Tre a zero. Dopo le vittorie sofferte, risicate, di rigore e no, ecco un successo netto, senza patemi. E anche la faccia di Lippi è diversa da quella delle precedenti serate e dei passati pomeriggi mondiali. È sereno, rilassato, con il volto quasi disteso. Il «nuovo» Lippi, dopo il fischio finale, è tutto un sorriso e ha una gran voglia di parlare, di esprimere la sua gioia. «Siamo soddisfattissimi del risultato, ma che non deve diventare un obiettivo raggiunto. Quando entrerò negli spogliatoi lo dirò ai giocatori, dirò loro che chi pensa che abbiamo tagliato un traguardo sbaglia. Non abbiamo ancora raggiunto il massimo. Adesso possiamo fare di tutto e ci dobbiamo provare con tutte le nostre forze e il nostro cuore».
Poi la dedica che esce dal profondo: «Questa vittoria è per Gianluca Pessotto, perché tutti noi siamo vicini a lui, a sua moglie e alle sue figlie, che Gianluca torni presto a gioire con noi».
Gli chiedono, a partita appena vinta, se pensa già alla Germania e il ct sorride: «Prima penseremo a Inghilterra-Portogallo, a Brasile-Francia e poi ai tedeschi». Gli ricordano il recupero di Toni come goleador e Lippi si concede una mezza battuta: «Meno male che è arrivato lui e i che sono arrivati i gol».
Poi il pensiero del commissario federale Guido Rossi: «Lippi è un uomo fortunato, la fortuna è la dote principale che una persona deve avere. E dovrebbe restare a furor di popolo alla guida di questa nazionale. Mi auguro che resti. Glielho già detto, ma gli parlerò ancora». I due si incrociano nello spogliatoio con il ct che domanda al professore se tornerà anche martedì per la semifinale, ricevendo una risposta affermativa a fronte dellennesima richiesta: «Sì, però lei deve restare ct». E Lippi sorride.
Il sorriso del ct si attenuerà solo quando gli domanderanno di trovare un difetto a questa nazionale approdata alla semifinale e se lundici di base sarà confermato contro la Germania: «Non vedo perché in una serata così bella io debba andare a cercare un difetto, qualcosa che non va. È chiaro che nessuna formazione è perfetta, ma non è questo il momento di partire con le analisi. Io dico che è bello e giusto godersi questo momento e pazienza se qualcosa non ha funzionato. Però ricordiamoci che non abbiamo subito ammonizioni e che a un certo punto, visto il risultato, ho richiamato Gattuso che era quello che rischiava di più il cartellino giallo».
Dopo la spiegazione della sostituzione di Gattuso, la domanda scontata: Lippi, qual è il segreto di questa nazionale?
«Una difesa di fuoriclasse che in più gode della protezione degli altri reparti». Tornerà utile in una sfida contro la squadra del paese organizzatore, come in Francia otto anni fa e in Corea nel 2002: «Sì, però nel '98 si giocò per i quarti - precisa Lippi -, e in Corea per gli ottavi. Martedì invece sarà una semifinale, scusate, ma mi sembra è un pochettino diverso».
Da alcune date recenti, ad altre storiche, ai due grandi successi sui tedeschi, la semifinale 1970 in Messico e la finale a Madrid nell82: «Mi chiedono se i tedeschi avranno paura per via di questi precedenti, ma io dico di no. È una nazionale giovane, che è partita in una situazione psicologica molto difficile, un po come è successo a noi e come noi è cresciuta e ha trascinato il suo paese allentusiamo. Martedì non sarà una passeggiata per loro come non lo sarà per noi. Dovremo sudarci la promozione, noi e loro. Loro ci rispettano e ci temono esattamente come noi rispettiamo e temiamo loro. Ora è possibile tutto».
Ma è un Lippi che a mano a mano che passano i minuti rivede il film della partita e si convince di aver visto una grande squadra: «Per questo gruppo nulla è impossibile - confessa allimprovviso -. Deve continuare a provarci, perché può succedere di tutto. Siamo un gruppo fantastico, specialmente adesso che alcuni giocatori hanno ripreso a segnare nulla è impossibile».
«Sono fiero e orgoglioso di un gruppo fantastico. Nessuna rivalsa contro le critiche, anche se avevo già detto alla vigilia che mi sembravano esagerate. Anche quando sbaglia qualcosa, questo gruppo ci mette sempre il cuore».
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