L'ironia intelligente ed elegante della "spalla" perfetta

Protagonista senza essere al centro del palcoscenico, divertente senza mai essere irriverente, cinico senza essere volgare. Con Vianello se ne va un'epoca, destinata a essere tritata dalla centrifuga del contemporaneo

L'ironia intelligente ed elegante della "spalla" perfetta

Finalmente solo. Protagonista. Per lui tutti gli applausi, le cerimonie. Capita a Raimondo Vianello, adesso che non c’è più. Capita a chi ha vissuto una vita "da spalla", nei film, in televisione, direi anche nell’esistenza quotidiana. Discreto ed elegante, intelligente e astuto, un’altra fetta di un mondo antico che non esiste più, sconvolto dalla centrifuga contemporanea. Sarà stato il fatto che suo padre fosse un ammiraglio, sarà stato che lui avesse vissuto l’infanzia a Spalato, sarà che avesse scelto la corsa da bersagliere della Repubblica sociale per poi finire agli arresti per ordine delle forze alleate, sarà che anche in seguito non si fosse mai schierato laddove la maggioranza rumorosa si schierava, per tutto questo Vianello, anzi Raimondo ha rappresentato un modo diverso di presentarsi agli italiani tutti.

Non era un mattatore, ma riusciva a esserlo con una battuta perfida, a volte cinica. Non era un latin lover, oggi si direbbe un tronista, eppure il fisico e l’eleganza avrebbero potuto rendergli favori eterni. Amava lo sport e il football su di tutti, in televisione era riuscito a soddisfare il capriccio conducendo anche il talk show della domenica sera, tra moviole, dibattiti e rigori non fischiati. Cosa che lui praticava in prima persona sul campetto spelacchiato di Milano 2, sede di lavoro e sito del suo domicilio insieme con la Sandra, cioè Mondaini, il lato A della coppia, lei sì la mattatrice, lei sì una soubrette attraente dei bei tempi, lei sì la capofamiglia anche se, entrambi costretti a non avere figli se non adottivi, ma come se fossero stati loro per natura, dunque una famiglia "casa Vianello" per l’appunto, almeno in questo.

Lui no, preferendo la parte più lontana della luce sul palcoscenico, come con Tognazzi o con Walter Chiari quando si trattava di divertire l’Italia del boom con filmetti da due soldi e da generosi incassi. E poi i travestimenti, di ogni tipo, quelli femminili metà di mille e quello unico, storico di Mario Soldati in viaggio per l’Italia. Gli anni sarebbero stati ottantotto a maggio, il giorno sette. Il silenzio di questi ultimi tempi non era servito a rallentare la memoria. E, insieme, la nostalgia.

Nessuna lacrima, semmai una sorriso leggero accompagnato da una citazione, una delle migliori sue: "Se mi guardo indietro non ho pentimenti. Dovessi ricominciare rifarei tutto quello che ho fatto. Tutto. Mi risposerei anche. Con un’altra, ovviamente".

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