Lisbona, pronta al via la prima clinica abortista

da Lisbona

Accada quel che accada con la legge sull’aborto, in Portogallo è già pronta una nuova fiammante clinica di 2,5 milioni di euro di costo, costruita su tre piani per mille metri quadrati dove praticare gli aborti alla luce del sole. E del profitto. Aprirà a marzo nel centro di Lisbona, in avenida da Liberdade e si chiamerà “Os Arcos”, come le due cliniche spagnole nella confinante Estremadura che da vent’anni accolgono 4.000 delle 40mila donne portoghesi che ogni anno decidono di attraversare la frontiera per interrompere la gravidanza. In Spagna abortire costa tra i 400 e i 600 euro, in Portogallo, affidandosi a medici clandestini, tra gli 800 e i 1.200. Un business molto redditizio sul quale presto si potranno allungare le mani anche a Lisbona.
Non importa che nel referendum il quorum sia saltato per la seconda volta in nove anni. Ed è irrilevante per il governo socialista di José Socrates che l’astensione abbia registrato il secondo dato negativo dal 1998: 58,1%. Il premier tira dritto con le sue riforme “da sfondamento” e gioca l’asso della maggioranza parlamentare per chiudere la partita con quel 45,2% che ha votato «no», con i movimenti per la vita e con la Chiesa cattolica portoghese.
È bene ricordare che la legge portoghese del 1984 è sulla carta simile a quella spagnola, ma differente per l’applicazione della pena. Certo, andava riformata proprio per quanto riguarda la punizione del reato che prevede tre anni di carcere alle donne e otto ai medici che eseguono l’aborto: una norma obsoleta e crudele che non è mai riuscita ad arginare i 40mila aborti clandestini e che alimentava pietose immagini di donne colte in flagrante e umiliate davanti al giudice nei notiziari televisivi. Ma la stessa falange dei socialisti radicali che tiene in piedi la maggioranza di Socrates e a cui premono ben altre riforme sociali, ha ribadito la follia di avere «sprecato» nove milioni di euro per il referendum in un Paese di meno di undici milioni di persone e tra i più arretrati economicamente in Europa.
La clinica “Os Arcos”, che apre tra meno di un mese, ha già pronte le statistiche sulle potenziali clienti: età fra i 20 e i 35 anni; il 52% è single, economicamente indipendente e nel 62% dei casi non utilizza metodi di contraccezione. Tuttavia manca ancora una richiesta ufficiale di autorizzazione al ministero della Salute portoghese che non ha nemmeno esaminato il caso. Secondo la direttrice della clinica, Yolanda Hernandez, attualmente basta la legge. Quale? Quella del 1984 che Socrates ha definito come «una vergogna» per il Portogallo? Proprio così. E allora andiamo a vedere che cosa dice la legge della vergogna: l’aborto è consentito nelle prime dodici settimane in caso di grave rischio per la salute della donna ed entro le ventiquattro settimane se il feto ha una grave malformazione o è frutto di una violenza sessuale. Praticamente identica a quella spagnola che esclude il carcere. Ma è dal 1987 che nessuna donna finisce dietro le sbarre.

Quindi è superfluo depenalizzare l’aborto? «Se abortire non sarà più considerato un crimine - ha dichiarato la Hernandez alla tv spagnola - molte portoghesi non avranno più ragione di venire da noi. Basterà la certificazione di un medico che, esaminato ogni singolo caso, decide sul grave rischio che la donna corre a continuare la gravidanza».

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