(...) mai avrebbero messo la loro croce sulla bandierina tricolore e tantomeno sul simbolo erede della fiamma. I fatti ci diedero ragione perchè - complice la scelta di buoni candidati, radicati sui rispettivi territori - la lista arancione ottenne un ottimo successo e sicuramente drenò la perdita di consensi della Casa della libertà che si verificò in tutta Italia, persino nella Lombardia formigoniana, dove il centrodestra si confermò sì con agilità alla guida della Regione, ma perdendo caterve di voti rispetto alle regionali precedenti e anche alle Europee 1999.
Insomma, dati alla mano, la lista Biasotti ha avuto sicuramente una sua utilità elettorale. Nonostante il clamoroso errore di mettere limmagine della barba di Sandro sul simbolo del proporzionale anzichè su quello del candidato presidente. Circostanza che, se da un lato ha sicuramente trascinato il simbolo arancione, dallaltro ha portato allannullamento di migliaia e migliaia di voti di persone, magari non ferratissime sui sistemi elettorali, che hanno votato in perfetta buona fede per Forza Italia, An od altri partiti sul proporzionale e per la lista Biasotti sempre sul proporzionale, pensando invece di votare Sandro Biasotti presidente della Regione. Fu una carneficina di schede nulle. Insomma, una furbata con le gambe corte.
Vado oltre. La lista arancione non ha avuto soltanto unutilità elettorale, ma anche un notevole ruolo politico e amministrativo. Penso, ad esempio, allopposizione in Comune di un consigliere pugnace come Franco De Benedictis, o a quella nei municipi di Stefano Tortello a Sampierdarena o di Fiorella Bazurro in Valbisagno. Oppure, sempre per restare a livello circoscrizionale, al buongoverno di un presidente come Aldo Siri coaudiuvato fra gli altri dal capogruppo arancione Enrico Cimaschi fra Carignano, Castelletto e il Centro, o alla forza tranquilla di Ettore Bevilacqua, assessore nel Levante. E mi fermo qui, precisando che ho volutamente parlato solo di esponenti arancioni e che la lista è assolutamente parziale, visto che si potrebbero aggiungere tanti altri nomi. Ma è il concetto che deve essere chiaro: sul territorio, la lista Biasotti cè, lavora bene e si sente. Aggiungendo lavoro, ottimo sia qualitativamente sia quantitativamente, a quello di Forza Italia, An, Lega e Udc, allopposizione in città.
Detto questo e dato alla lista Biasotti quello (e non è poco) che è della lista Biasotti, non ho problemi a dire che, dora in poi, quella lista non deve più essere sulle schede. Proprio perchè la sua ragione sociale - quella di un allargamento del centrodestra rispetto alla sua forza tradizionale e di un rinnovamento della politica - è integralmente assorbita dal nuovo Popolo della Libertà.
Anche i particolari spingono in questa direzione: lelezione di Sandro Biasotti alla Camera dei deputati nelle liste del Pdl non è certo unoperazione da «indipendente moderato», quasi una versione sul versante centrodestra degli indipendenti di sinistra che venivano fatti eleggere dal Pci. Tuttaltro: come hanno dimostrato anche le due ultime campagne elettorali calde, sanguigne e sentitissime da parte di Biasotti, Sandro è parte integrante del Popolo della Libertà, non certo un ospite indipendente, come dimostra anche limportante incarico di capogruppo in una commissione strategica come la Trasporti e il ruolo di speaker del PdL a Montecitorio su provvedimenti pesanti come quello sullAlitalia.
Ma, persino al di là della figura del suo leader carismatico, è proprio tutto il movimento arancione, «Per la Liguria», ad essere entrato con entusiasmo nel PdL nazionale e Sandro Biasotti sarà certamente sul palco del primo congresso nazionale di gennaio 2009.
Non è un particolare, una questione stilistica, una sfumatura. Mai come su queste cose la forma è sostanza. Ed è chiaro che un movimento che aderisce a un partito, non è che poi può essere presente sulle schede elettorali in modo concorrente a quel partito.
Far finta di non capirlo, non aiuta nessuno.
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