Quando la polizia arriva al pronto soccorso, e quando il pronto soccorso arriva... in soccorso della polizia. Penitenziaria in questo caso. Il problema è quello delle carceri che scoppiano, del sovraffollamento di Marassi e penitenziari vicini. In Liguria la situazione è oltre il limite e così la polizia penitenziaria offre la ricetta: fare come in ospedale. Quando arriva il galeotto si mette in coda, magari prende il numerino, e fa il «triage». La sua condizione viene valutata. Se è davvero un poco di buono finisce dentro e un posto per lui lo si trova, altrimenti si mette in lista dattesa e torna a casa aspettando il suo turno. Come un paziente non urgentissimo, ovviamente, non potrà comunque uscire liberamente da casa quando vuole. Insomma, finisce agli arresti domiciliari, «curato» a distanza con un braccialetto elettronico.
Michele Lorenzo, segretario regionale del Sappe, il più importante sindacato di polizia penitenziaria, spiega che la sua non è una provocazione. «Parto dai dati forniti recentemente dal sovrintendente regionale della nostra amministrazione - sottolinea -. In Liguria siamo già a 109 detenuti oltre il massimo consentito, con 950 poliziotti contro i 1264 previsti dallorganico. Altro che collasso. Si parla tanto, anche se poi non si cita il nostro lavoro, ma nessuno offre soluzioni. Quella delle liste dattesa in carcere è unidea presa in prestito da alcuni paesi anglosassoni dove qualcosa del genere già avviene». Una commissione di psicologi ed esperti valuta il detenuto e se non è ritenuto socialmente pericoloso, se non cè il rischio che ripeta il reato, può attendere il processo agli arresti domiciliari.
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