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Dalla Sicilia alla Basilicata e alla Puglia: il digiuno dell’Immacolata

Il digiuno dell'Immacolata è una tradizione in molte zone del Mezzogiorno d'Italia: ecco cosa avviene in Sicilia, in Basilicata e in Puglia, nonché i piatti consumati

Dalla Sicilia alla Basilicata e alla Puglia: il digiuno dell’Immacolata

Il “digiuno” dell’Immacolata è quasi un’istituzione in molti luoghi del Sud Italia. Accade perché, anticamente, la protettrice del Regno delle Due Sicilie e del Regno di Napoli era proprio la Madonna.

Non si tratta di un vero e proprio digiuno, anzi per certi versi si tratta di un’abbuffata. L’unico pasto che moltissime persone saltano è in realtà la colazione, ma c’è chi cerca di arrivare digiuno al tramonto per poi cenare con piatti tipici. Nel tempo quest'usanza, che spesso consisteva in un pasto frugale, si è trasformata in un'occasione per stare insieme. Tra l'altro, probabilmente è più corretto parlare di astinenza, anziché di digiuno, nello specifico astinenza dalle carni. Si possono mangiare quindi cibi a base di pesce, di verdure, di cereali e anche latticini.

È anche parzialmente scorretto chiamarlo digiuno dell’Immacolata. L’Immacolata è l’8 dicembre, giorno in cui la Chiesa Cattolica celebra il concepimento della Madonna, che nacque, a differenza del resto del genere umano, senza peccato originale. Il “digiuno” si svolge invece in occasione della vigilia e quindi oggi, 7 dicembre. Qui di seguito alcuni dei piatti tipici della ricorrenza.

La puccia a Lecce

Puccia

In provincia di Lecce, ma anche in alcune zone del Brindisino e del Tarantino, si consuma la puccia. Non si tratta della puccia con le olive che invece è disponibile tutti i giorni dell’anno, né dell’omonima pietanza che ormai si è fatta strada nei menu di moltissimi pub salentini.

La puccia della vigilia dell’Immacolata è un panino molto grande a base di semola di grano duro, con tanta mollica e dalla buccia sottile ma croccante, che si presenta spesso ricoperto di farina. Le pucce vengono imbottite con tonno, alici e altri ingredienti, che possono andare dal pecorino locale a prodotti sottolio o sottaceto fatti in casa, come funghetti, peperoncini piccanti o giardiniera. È inoltre possibile utilizzare anche le verdure grigliate, come le melanzane o le zucchine, oppure ricotta forte e rape stufate.

Accanto alla puccia, si consumano le pittole (oppure anche pittule e pettole, secondo il dialetto salentino mediano o estremo). Si tratta di frittelle a base di acqua, farina e lievito, che possono essere preparate senza condimento, oppure con alternative che vanno dal cavolfiore alla patata americana, fino a un mix di pomodoro, capperi e olive. Le pittole però sono tipiche di tutte le ricorrenze religiose che vanno da San Martino (11 novembre) all’Epifania (6 gennaio).

La muffuletta in Sicilia

Muffuletta

Analogamente alla puccia salentina, in Sicilia si prepara un pane molto simile che prende il nome di muffuletta (o anche muffoletta, muffuletto e guastedda). Oltre al giorno della vigilia dell’Immacolata, la muffuletta viene preparata anche in occasione del giorno dei Morti, il 2 novembre. Viene di solito condita con olio di oliva e alici. Altri cibi tipici della vigilia dell’Immacolata in Sicilia sono lo sfincione, che è una focaccia al pomodoro che si consuma soprattutto a Palermo e i broccoli in pastella.

Il ficcilatidd a Matera

Pane tarallo

La mensa della vigilia dell’8 dicembre è decisamente più parca a Matera, dove a pranzo si può mangiare solo un po’ di ficcilatidd, che è un pane tarallo con i semi di finocchio. A cena, questo stesso pane può essere servito con un po’ di baccalà in umido.

Il ficcilatidd differisce da puccia e muffuletta perché si prepara con il grano tenero, e tra gli ingredienti vede anche lo strutto e il lievito madre.

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