La lite, le botte alla compagna, poi il suicidio Morto il gioielliere che uccise due rapinatori

Si è impiccato Massimo Mastrolorenzi. Nel maggio 2003 uccise due rapinatori dopo un colpo nella sua gioielleria. Il pm aveva riformulato l'accusa, da eccesso di legittima difesa a omicidio volontario. Un amico: "Non s'era più ripreso". Ma per i carabinieri il motivo è la lite con la compagna

La lite, le botte alla compagna, poi il suicidio 
Morto il gioielliere che uccise due rapinatori

Roma - Una lite con la compagna. Poi picchiata a bastonate. I rimorsi per quei due rapinatori uccisi nel 2003 a colpi di pistola. O forse l'aggravarsi delle accsue da parte del pm: con un doppio omicidio volontario da fronteggiare. Massimo Mastrolorenzi, gioielliere romano di 65 anni, si è tolto la vita oggi nella sua abitazione di via Casalotti 196, alla periferia di Roma. Sul balcone dell’appartamento i vigili del fuoco hanno trovato la convivente dell’uomo ferita. La donna ai pompieri ha detto che l’uomo l’aveva picchiata con un bastone. Le ferite e le frattute riportate dalla donna, secondo i sanitari del 118, sono compatibili con un pestaggio. Una volta dentro i vigili hanno trovato il corpo di Mastrolorenzi privo di vita: si era impiccato.

I carabinieri: "Movente passionale" "Allo stato attuale non ci sono elementi che possono ricondurre l’evento di oggi alle precedenti vicende giudiziarie" ha detto il comandante dei carabinieri del gruppo di Ostia, Giuseppe Lagala, uscendo dall’abitazione di Mastrolorenzi. Gli investigatori sono orientati al movente "passionale": l'uomo si sarebbe tolto la vita dopo la violenta lite con la compagna, Michelina Brufani. Questa mattina all’interno dell’appartamento c’era stata una furiosa lite tra il gioielliere e la sua compagna. Per gli investigatori Mastrolorenzi si sarebbe tolto la vita forse perché convinto di aver ucciso la donna, aggredita a bastonate. L’uomo, secondo gli inquirenti, era molto geloso della convivente. Domani ci sarà l’autopsia.

In prognosi riservata La donna è al momento in trattamento nella sala delle emergenze e viene costantemente monitorata. La prognosi è riservata. Michelina Brufani, che è stata soccorsa dal 118, ha ecchimosi, contusioni e traumi da percossa sparsi in tutto il corpo, un trauma cranico e una frattura a una spalla. Segni di violenza compatibili con quelli di un’aggressione. Quando i sanitari sono giunti sul posto la donna era cosciente, ma in stato di choc.

Il figlio minaccia "La pagherete tutti". Questa la frese urlata dal figlio di Mastrolorenzi. Il giovane, ha dato sfogo alla sua disperazione proprio in strada, dove molti residenti e curiosi si sono fermati dopo aver appreso la notizia del suicidio. Poi la rabbia contro i giornalisti e i fotografi presenti, che il figlio di Mastrolorenzi ha minacciato. "Vi veniamo a cercare sotto casa" ha gridato il ragazzo, e ancora: "Avete già pubblicato le foto a suo tempo sui giornali". Disperati anche altri familiari che dopo aver appreso la notizia della morte del gioielliere sono accorsi. "Zozzo governo" hanno gridato in strada tra le lacrime.

L'amico: "Non si era più rispeso" "L’ho incontrato ieri mattina, era assieme alla compagna, mi sembrava tranquillo. Spesso però mi ripeteva che la sua vita era cambiata dopo quella rapina, che quei due ragazzi morti potevano essere i suoi figli". Questo il racconto di Maurizio, 50 anni, amico di Mastrolorenzi. "Dopo la disgrazia del 2003 - prosegue il racconto - Massimo aveva chiuso la gioielleria di Testaccio per spostarla nella zona di San Pietro. Da un po' non andava neanche più a lavoro perché aveva paura, pensava che qualcuno voleva vendicarsi per quello che aveva fatto ai due ragazzi". L’amico di Mastrolorenzi descrive il gioielliere come "un bonaccione, gelosissimo della nuova compagna e molto affezionato ai suoi due figli avuti dal matrimonio".

La rapina e gli spari L’uomo uccise due rapinatori che stavano tentando il colpo nella sua gioielliera di via Marmorata, nel quartiere Testaccio. Il 9 maggio del 2003, picchiato e legato da due rapinatori che avevano fatto irruzione nella sua gioielleria in via Aldo Manuzio, l’uomo riuscì a liberarsi e sparò ai due rapinatori: cinque colpi di pistola che uccisero Giampaolo Giampaoli e Roberto Marai. Il 20 febbraio scorso il pm riformulò l’accusa nei confronti del gioielliere: non più eccesso di legittima difesa, ma duplice omicidio volontario. E con questa accusa Mastrolorenzi sarebbe dovuto comparire davanti al gup.

La storia giudiziaria Il pm di Roma Erminio Amelio, una settimana fa, aveva deciso di contestare a Mastrolorenzi il reato più grave, invece che l’eccesso colposo di legittima difesa, seguendo le indicazioni del giudice del tribunale, Roberto Ranalli, che il 5 gennaio scorso aveva deciso di restituire le carte alla procura. Per l’ipotesi più lieve il pm Amelio, alla fine della sua requisitoria, aveva già sollecitato la condanna di Mastrolorenzi a otto anni di reclusione, senza concessione delle attenuanti generiche perché fu accertato che Mastrolorenzi avrebbe sparato mentre i ladri erano di spalle e disarmati. Inoltre per il giudice, il gioielliere, al momento degli spari, non era sottoposto ad alcun rischio, ma avrebbe sparato solo per difendere il proprio patrimonio.

Assoluzione, poi cancellata Il procedimento per l’uccisione dei due rapinatori ha avuto un iter complesso: Mastrolorenzi, prima di essere rinviato a giudizio per eccesso di colposo di legittima difesa il 20 ottobre del 2006, era stato prosciolto, l’11 marzo del 2005, dal gup Giorgio Maria Rossi che aveva ritenuto che l’imputato avesse agito per legittima difesa. La sentenza era stata annullata successivamente dalla quarta Corte d’Appello per vizi di forma e il procedimento era tornato, quindi, al vaglio del giudice di primo grado.

Una storia confusa Il gioielliere, che non ha mai passato un giorno in carcere, era anche stato coinvolto in una seconda vicenda giudiziaria conclusa con una condanna a otto mesi di reclusione e 400 euro

di multa per porto e detenzione di armi: i carabinieri lo bloccarono in evidente stato confusionale mentre girava per il quartiere Testaccio a bordo di uno scooter portandosi appresso tre pistole regolarmente denunciate.

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