Lite Usa-Turchia, chance per l’Italia

da Milano

Chi fornirà le armi ai generali turchi? La crisi tra Ankara e Washington a causa delle attività dei guerriglieri del Pkk che operano dall’Irak e dell’atteggiamento del congresso Usa sul genocidio armeno può cambiare la posizione delle industrie della difesa internazionali, comprese quelle italiane, nell’importante mercato della difesa turco.
Ankara spende in armamenti circa 3,5 miliardi di dollari all’anno e tradizionalmente ha un occhio di riguardo per quanto sviluppato negli Stati Uniti, in particolare nel settore aeronautico. Tuttavia il governo di Ankara già da anni ha inaugurato una strategia che punta da un lato alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento e, dall’altro, a far crescere l’industria della difesa locale attraverso collaborazioni con partner stranieri. Inoltre, la Turchia reagisce duramente contro chiunque tocchi la questione armena: ne sa qualcosa la Francia, le cui aziende militari sono state messe quasi al bando. La stessa cosa non accadrà alle ditte statunitensi, ma se le frizioni politiche con Washington si aggraveranno, ci saranno conseguenze anche nella politica di acquisizione di armamenti. Tutti i concorrenti sono pronti ad approfittarne, dalle società sudcoreane a quelle europee, con Italia, Germania e Gran Bretagna privilegiate, anche per via della loro posizione sull’ingresso della Turchia nell’Unione Europea.
L’Italia ha già un’ottima posizione in Turchia con Fincantieri, che ha venduto quattro pattugliatori d’altura, e soprattutto con Finmeccanica. La società di piazza Montegrappa sta fornendo o fornirà, tra l’altro, elicotteri di AgustaWestland, inclusi gli A-129T da combattimento, aerei contro i sommergibili ATR-72 ASW di Alenia Aeronautica, artiglierie navali e sistemi elettronici. E la Turchia ha molti altri bisogni, che riguardano ad esempio satelliti, spia, altri elicotteri, siluri, fregate lanciamissili, radar, velivoli senza pilota, aerei da combattimento e da trasporto. Le società italiane sono in gara per tutti questi programmi. In particolare Alenia Aeronautica promuove il caccia europeo Typhoon come integrazione e parziale alternativa dell’F-35 Usa.

A Washington sanno che tirare troppo la corda con il governo di Ankara può compromettere i rapporti con un alleato cruciale e far perdere miliardi di dollari di commesse militari. E intanto le gare per le nuove forniture militari proseguono e gli analisti stanno già aggiornando le quotazioni sulle possibilità di vittoria dei concorrenti, con le società Usa in ribasso.

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