«Ce lo siamo conquistato». Sorride Carla Di Francesco, direttore generale per i Beni culturali e paesaggistici della Lombardia. Il tesoro della sua battaglia è Palazzo Litta, già Palazzo delle Ferrovie, nel cuore di corso Magenta. «Lo abbiamo strappato da un destino che avrebbe voluto cederlo a una gestione privata - continua -: ora diventerà la Cittadella della Cultura di Milano».
Un primo assaggio del cambiamento avviene in questi giorni: da giovedì a domenica Palazzo Litta è animato da eventi per presentare ai milanesi gli interni di questo edificio che da oltre un secolo attende una destinazione pubblica. In quelli che erano gli uffici delle Ferrovie dello Stato sorgerà una nuova area uffici per la direzione regionale dei Beni culturali, per le sovrintendenze di stanza a Milano e per le biblioteche e gli archivi degli istituti lombardi. I fondi per finanziare il progetto ci sono così come quelli per lavvio ai lavori di restauro della sezione consegnata dal demanio al ministero dei Beni culturali e da lì alla direzione regionale. «Consapevoli della necessità di restauri per il piano nobile e il giardino, abbiamo messo da parte 2 milioni di euro che si aggiungono ai 5 milioni previsti dallo Stato per il prossimo triennio», annuncia Carla Di Francesco. Nel frattempo a piano terra, dove prima cera un magazzino, ora sorge il laboratorio di restauro per larte contemporanea che ospiterà un soffitto creato da Lucio Fontana per lHotel Del Golfo dellIsola dElba.
Salvata dalla distruzione, staccata e tagliata in pannelli, lopera è pronta per il restauro diretto da Barbara Ferriani, che da settembre potrà essere seguito con visite guidate. «Creeremo anche un percorso di approfondimento dedicato al Cenacolo, considerata la sua vicinanza con Palazzo Litta, mentre mostre, presentazioni di libri e seminari saranno ospitati nellappartamento nobile del primo piano e nel giardino», promette Carla Di Francesco.
Per quella che non è ancora una presentazione ufficiale ma una prima apertura al pubblico delledificio, è stata scelta la mostra di un fotografo di razza come Gabriele Basilico che ha documentato in una ventina di pannelli «il palazzo come si presenta agli occhi dei milanesi». «Ho lavorato sulla sua architettura cercando una luce delicata - ha spiegato -. Sono lieto che la Cittadella della cultura possa costituire lantidoto a tanti anni di immobilismo nei progetti culturali».
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