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Littell, Roth, Banville, Cave: quando il sesso ammoscia

Assegnato all’autore delle Benevole il premio per la peggior scena d’amore Un concorso con fior di candidati: l’erotismo sulla pagina spesso è deludente

Littell, Roth, Banville, Cave: quando il sesso ammoscia

A Londra si è assegnato ieri il «Bad Sex Award», cioè il premio per lo scrittore che ha vergato la scena di sesso involontariamente più comica, o disgustosa, dell’anno. Il riconoscimento, inventato dalla rivista inglese Literary Review, è prestigioso, anche se nessuno comprensibilmente vuole vincerlo. Nell’albo d’oro figurano vecchie glorie come Tom Wolfe, John Updike, Norman Mailer.

Quest’anno è stato un vero e proprio scontro fra big. L’americano Philip Roth, pluricandidato al premio Nobel, ha dovuto competere con pesi massimi come John Banville, Amos Oz e Paul Theroux, autori di solito raffinatissimi. Senza contare l’outsider Nick Cave, rockstar alternativa prestata all’arte del romanzo. Ma alla fine ha vinto a sorpresa il serissimo Jonathan Littell, autore del romanzo capolavoro (senza ironia) Le benevole, storia scioccante sulla guerra mondiale vista dalla prospettiva autoassolutoria della SS Maximilian Aue. Littell ha sbaragliato la concorrenza in virtù di una lunga serie di passaggi incriminati: citate nella motivazione le vagine «spione» paragonate all’«occhio immobile di un Ciclope» e una certa inventiva negli orgasmi, alcuni «asciutti e senza sperma», altri «che svuotano la testa come un cucchiaio dentro un uovo bollito». A cui bisogna aggiungere una serie di irriferibili efferatezze che - decontestualizzate - sono così esagerate da strappare una risata.

Roth, secondo la giuria, è andato a sbattere contro un vibratore verde, maneggiato in una scena lesbo con guardone: «L’affare verde entrava e usciva fuori dal corpo nudo e scomposto. Prima piano, poi più forte e più duro, più duro ancora, e tutte le curve di Tracy si muovevano all’unisono. Questo non era soft porno». E invece era proprio soft porno, da paginone centrale e patinato. Il romanzo è The Humbling, in Italia deve ancora uscire. John Banville, uno che ha dichiarato di voler dare alla sua prosa «il tipo di solidità e spessore che ha la poesia», nell’appena uscito The Infinities, dà la «solidità» e lo «spessore» di un emetico a un romantico bacio: «Quando egli baciò la sua calda, soffice bocca, un poco illividita in un angolo, seppe all’istante che era stata con un altro uomo, e di recente - quel debole ma inconfondibile retrogusto di ostriche andate a male misto a segatura - ed ebbe la conferma che quella era la bocca di una ragazza indaffarata».

Le gioie e soprattutto i dolori del pilates sono sperimentati invece dal protagonista del nuovo romanzo di Nick Cave (La morte di Bunny Munro, Feltrinelli). Al povero Bunny toccherà scoprire cosa sanno fare, e quanto sanno fare male, i muscoli di una vagina molto allenata. Sperimenta anche Paul Theroux, nella Mano morta prende addirittura il volo: «Le sue mani erano su di me, sembravano quattro, anche di più, e non appena mi toccò il contatto mi fece perdere peso, sollevandomi dal tavolo in un prolungato rituale di levitazione».

Comunque scrivere di sesso non è facile. Ian McEwan, tra i candidati nel 2008, solitamente impeccabile, franava nel suo Chesil Beach di fronte alla prima notte di matrimonio di una coppia poco esperta: «È da un anno che Edward è affascinato dall’idea che una notte in una precisa data nel mese di luglio la parte del suo corpo più sensibile avrebbe trovato casa, seppure per un periodo breve, all’interno di una cavità che si era formata naturalmente dentro a questa donna allegra, bella e incredibilmente intelligente».

Il sesso bene o, più spesso, malriuscito, comunque è «centrale» anche nella nostra letteratura, basti pensare alle risate suscitate qualche anno fa dalle «fellatio» risorgimentali di Una storia romantica di Antonio Scurati.

Alla Centralità della scopata nel romanzo italiano, Raffaele La Capria ha dedicato un ironico capitolo di un saggio (incluso nel Sentimento della letteratura): si va dalla «scopata di formazione nel Vittorini del Garofano rosso» a quella «nazionalpopolare del Pratolini delle Ragazze di San Frediano» passando per «le scopate alla siciliana con implicazioni socio-antropologiche del

Bell’Antonio e di Paolo il caldo di Brancati». Punto di svolta è però Alberto Moravia. È con Moravia infatti che «la scopata rafforza la sua centralità e diventa critico-analitica». E anche un po’ noiosa. Da «Bad Sex Award»?

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