Milano - Pensava di aver acquistato dell’eco-combustibile di qualità, ma ha scoperto di avere utilizzato nella stufa di casa una sostanza radioattiva. È accaduto a un abitante di Aosta, città da dove sabato - su disposizione della Procura della Repubblica - è partito un maxi sequestro in 29 province italiane (11 le regioni coinvolte) di 10mila tonnellate di pellet, un prodotto, proveniente in questo caso dalla Lituania, derivante dalla pressatura della segatura del legno e utilizzato in speciali stufe domestiche. Intanto, ieri, un altro sequestro dell’eco-combustibile è avvenuto nel bolognese.
Sono stati i vigili del fuoco di Aosta ad avvertire la squadra mobile della Questura, dopo che l’aostano aveva fatto analizzare i suoi pellet perché non bruciavano bene. La strumentazione del gruppo Nucleare biologico chimico (Nbc) ha rilevato la presenza di Cesio137: sostanza radioattiva prodotta dalla detonazione di armi nucleari e dai reattori delle centrali nucleari. Subito è scattata l’operazione. Prima è stato individuato il rivenditore valdostano, poi l’importatore, un grossista di Varese, successivamente è stata ricostruita la rete di distribuzione in Italia, infine, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dal procuratore della Repubblica di Aosta, Marilinda Mineccia, agenti delle 29 questure coinvolte hanno messo i sigilli sui sacchi contenenti pellet con marca Natur Kraft, conservati in 60 diversi depositi. Non tutti risultano comunque contaminati. La merce - un totale di 251 tir - era arrivata dal Baltico lo scorso autunno e poi venduta in tutta Italia, dal nord al sud. Oltre alla Valle d’Aosta, le regioni coinvolte sono la Lombardia (Varese, Milano, Como, Lecco, Cremona, Bergamo, Pavia, Lodi, Sondrio e Brescia), il Piemonte (Torino e Cuneo), la Liguria (Savona e La Spezia), il Veneto (Vicenza), l’Emilia Romagna (Forlì, Ravenna, Ferrara e Bologna), il Lazio (Frosinone e Viterbo), l’Abruzzo (L’Aquila), la Puglia (Bari, Brindisi e Taranto), la Calabria (Cosenza) e la Sardegna (Sassari e Cagliari).
Sono attesi per oggi i primi risultati delle analisi sulla pericolosità per la salute umana delle ceneri prodotte da stufe che hanno utilizzato i pellet radioattivi, condotte dall’Arpa della Valle d’Aosta, in collaborazione con il nucleo Nbcr dei vigili del fuoco valdostani.
I riscontri scientifici saranno consegnati alla Procura della Repubblica di Aosta che sta coordinando, assieme alla squadra mobile della questura, l’operazione. L’eco-combustibile in questione, in alcuni casi, ha fatto rilevare una radioattività cinque volte superiore alla soglia di tollerabilità, ma «i pellet contaminati - ha rassicurato il questore di Aosta, Salvatore Aprile - non sono pericolosi per la salute dell’uomo quando sono inerti, mentre lo possono essere i fumi prodotti dalla loro combustione, così come le ceneri». In Italia ci sono 700mila stufe alimentate a pellet, stima Coldiretti. Il nostro Paese è quindi tra i mercati europei più importanti per questo tipo di ecocombustibile che utilizza biomassa naturale come i cilindretti di polvere di legno pressati, e negli ultimi cinque anni si è verificato un aumento dei consumi nazionali del 400%, secondo l’associazione di settore (Aebiom). In Italia è utilizzato circa un milione di tonnellate di pellet, per la grande maggioranza di provenienza nazionale, anche se negli ultimi anni sono aumentate le importazioni dai Paesi dell’Est europeo.
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