Lorenzo Amuso
da Londra
Che la festa continui. Ebbri di alcol e gioia i 40.000 tifosi del Liverpool, dopo una notte di eccessi e bagordi a Istanbul, fin dalle prime ore della mattina hanno fatto rientro in Inghilterra. La gioia, nella città turca come a Liverpool, è divampata irrefrenabile e spontanea. Nella notte le vie della città dei Beatles sono state invase da una folla enorme, che fonti della polizia affermano fosse la più grande massa di persone mai raccoltasi nel centro cittadino.
Diecimila bottiglie di champagne stappate per brindare ai Fab5, da oggi i cinque allori continentali. Allarrivo a casa, dopo una breve conferenza stampa, giocatori, allenatori e dirigenti sono stati accomodati su due autobus a due piani, scoperti per la tradizionale parade, il giro d'onore per la città, scortati da 20 agenti a cavallo. Doverose congratulazioni di Tony Blair («Incredibile, impossibile, brillante»). Ma la festa di una città malinconica e pessimista, celebre per il suo black humour, non poteva non essere macchiata dall'annuncio della Uefa, che ha confermato l'esclusione dei Reds dalla prossima edizione della Champions. Essendo arrivati quinti, alle spalle dei cugini dell'Everton (anch'essi condannati a vivere una gioia dimezzata per l'esito della finale di Istanbul), i ragazzi di Benitez avevano bisogno di una deroga del regolamento. Che in questo momento il portavoce della Uefa William Gaillard sembra escludere: «Non possiamo cambiare le regole nel corso della stagione, non possiamo escludere un altro club dalla competizione per far posto al Liverpool». Proprio ieri un club gallese si è detto disponibile a mettere in gioco con partita secca il suo posto in Champions: se vince, va il Liverpool.
Gli altri temi dei Reds in queste ore riguardano il portiere. Dudek ha fatto piangere i milanisti esattamente come il suo maestro Grobbelaar 21 anni fa aveva irretito i tifosi della Roma. Allo stesso modo, con quella danza assurda sulla linea di porta chiamata «Spaghetti legs», gambe oscillanti e tarantolate a confondere lattaccante. Ma cè dellaltro. E lo rivela Dudek stesso.
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