L'Occidente miope che guarda solo a Sakineh

Da svariati mesi incombe su Palazzo Chigi, su Piazza Colonna e via del Corso la gigantografia funesta di una donna vestita di nero. Sembra di stare a Teheran, a Kabul o chissà in che paese islamico

L'Occidente miope che guarda solo a Sakineh

Da svariati mesi incombe su Palazzo Chigi, su Piazza Colonna e via del Corso la gigantografia funesta di una donna vestita di nero. Sembra di stare a Teheran, a Kabul o chissà in che paese islamico. È l'icona di Sakineh, la donna iraniana accusata di aver ucciso il marito e di aver commesso adulterio con due uo­mini, condannata a morte con pena poi sospesa o revocata, non si sa. Un caso ter­ribile, ma tutt'altro che isolato. Sono tan­te le donne lapidate e impiccate nei Pae­si islamici che non hanno ucciso nessu­no, magari solo per un velo negato. E di donne condannate a morte per omicidio ce ne sono 53 solo negli Stati Uniti. Per­ché mobilitarsi solo per Sakineh, che non mi pare il simbolo più alto e più toc­cante? Girando l'Italia ho trovato molte gigantografie di Sakineh su tanti edifici pubblici e piazze e ho pensato: ma che strano paese, il nostro. Passano inosser­vate migliaia di vittime innocenti, maga­ri cristiane, in tutto il mondo.

Donne vio­­lentate e trucidate, a volte insieme ai loro bambini. Donne che non hanno ucciso nessuno, non sono accusate di niente, neanche di adulterio, massacrate solo per motivi di fanatismo religioso, di odio anticristiano o etnico. Diritti umani viola­ti e calpestati in Cina e in Cecenia, in Af­ghanistan, nei Paesi africani, nei Paesi arabi, nei Balcani, a Cuba. E noi ci mobili­tiamo solo per Sakineh, affliggiamo le no­stre piazze con la sua icona gigantesca esposta a tempo indeterminato. Lunga vita a Sakineh, omicida o no.

Però, diami­ne, quest'Occidente così cieco, sordo e muto davanti a tutte le altre violenze del mondo, anche a quelle che lo riguarda­no più da vicino, e che toccano la sua ci­viltà cristiana, inalbera solo l'immagine di quella donna e lascia che sia lei l'unica testimonial delle ingiustizie cosmiche? C'è solo il problema Iran nel mondo, c'è solo il caso di una donna accusata dell' omicidio del marito da erigere a emble­ma universale dei diritti umani violati? Pensateci. Se permettete, trovo più vitti­ma il marito, «cornuto e mazziato», che sua moglie. E poi quell'immagine nera e velata sembra un cupo spot dell'Islam nel cuore di Roma, capitale mondiale della cristianità.

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