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Il loden del premier non si può bagnare

L'ordine di De Falco a Schettino è già cult. E qualcuno tira in mezzo Berlusconi. Ma se c’è una cosa che stride in questa vicenda è la totale assenza di Monti e del ministro Passera

Il loden del premier non si può bagnare

Vada a bordo,caz... L’or­dine dato via telefono al riluttante capitano Schettino dall’ufficiale della Capitaneria di porto di Livor­no è subito diventato un cult. Stampata su magliette, parafrasa­ta in internet su migliaia di blog, la frase ha fatto il giro del mondo. È come se la tragedia già stesse sci­volando in farsa. Lo provano an­che le risate e gli applausi raccolti in studio dal comico Crozza l’altra sera a Ballarò . Battute di cattivo gusto che hanno dato la stura alla polemica che ancora mancava nel Paese dei parolai. O meglio, la mamma di tutte le polemiche, per­ché ovviamente non è che Silvio Berlusconi potesse essere tenuto fuori da questa vicenda. Secondo la solita compagnia di gi­ro, Schettino sarebbe l’emblema dell’Italia berlusconiana. Ora, al­l’ex premier si possono rimproverare diverse co­se, ma se c’è uno che si è immerso personalmen­te e fisicamente nei dolori e nei drammi degli italiani, questi è pro­prio Silvio Berlusconi. Da Onna al­­l’Aquila, fino a Lampedusa, Berlu­sconi è sempre salito sulle navi in difficoltà ed è sceso soltanto quan­do anche l’ultimo dei passeggeri era stato messo al sicuro. E ancora oggi, che non è più al comando, il Pdl è rimasto sulla plancia di que­sta Italia incrinata.

Così fanno i comandanti veri, co­sì non fanno invece banchieri e pro­fessori. Perché se c’è una cosa che stride in questa vicenda è la totale assenza, fisica e mediatica, del pre­mier Monti e del ministro dei Tra­sporti Passera. Capisco che chi è abituato ai salotti vellutati di con­gressi e seminari possa avere diffi­coltà a muoversi tra gommoni e soccorritori sporchi di fatica e fradi­ci di sudore. Capisco che indossare stivaloni e giubbotti non griffati sia poco chic, che i loden si possano sporcare, ma forse noi italiani meri­tavamo di essere rappresentati tra i soccorritori e i parenti delle vittime al massimo livello. E invece niente. Neppure il presidente Napolitano si è scomodato. E dire che solo po­chi giorni­ fa lo aveva fatto per porta­re il suo conforto alla cittadina cine­se coinvolta a Roma in una sparato­ria che si è poi dimostrata essere un regolamento di conti tra bande cri­minali. I cinesi con mazzette in ta­sca valgono più dei parenti delle vit­time della Costa? Più di una pacca sulle spalle ai sub che stanno ri­schiando la vita nella pancia della Concordia?

In verità il governo, un ministro al Giglio ce l’ha spedito, ma non per gli uomini morti e vivi. Sul posto infatti si è visto il mi­ni­stro dell’Ambiente Cor­rado Clini, preoccupato per la salute di scogli e coste. Una cosa comunque è vera, il coman­dante che non ne ha voluto sapere di stare in plancia nel momento del pericolo ci ricorda un italiano fa­moso, basso di statura con spicca­to accento del Nord. Non si chiama­v­a Berlusconi ma Vittorio Emanue­le, quello che in piena guerra scap­pò da Roma, dopo averla fatta gros­sa, lasciando il suo esercito senza ordini. In qualche modo i nostri pa­dri e nonni se la cavarono, come se la sono cavata quasi tutti quelli del­la Concordia.

Perché per fortuna da sempre c'è anche un’Italia che non scappa, berlusconiana o no che sia.

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