Roma - C’è verdetto e Verdetto. E quello della Corte costituzionale sul Lodo Alfano ha la «V» maiuscola, per il suo peso politico.
Stamattina alle 9.30 si apre l’udienza pubblica al Palazzo della Consulta e la prima questione che i 15 giudici costituzionali esamineranno è appunto quella della sospensione dei processi penali per le quattro massime cariche dello Stato. La decisione dovrebbe arrivare entro le 14 di giovedì, poche ore prima della partenza del presidente Francesco Amirante e di 5 suoi colleghi (compreso il relatore Franco Gallo) per un incontro internazionale a Lisbona. Oggi, infatti, ci sono altre 5 cause che saranno illustrate nell’udienza e potrebbe non esserci tempo per iniziare la camera di consiglio, che sarebbe fissata per domani.
«Non c’è alcuna volontà di un rinvio, tutt’altro - spiega un giudice - Nell’abituale riunione organizzativa del lunedì si è anzi deciso che, vista l’oggettiva importanza di questa causa, cercheremo di limitare la nostra logorrea, limitandoci a interventi brevi, in modo da non tenere per troppo tempo in sospeso una decisione che sappiamo molto attesa. Questo anche per non lasciare spazio a illazioni e fughe di notizie che potrebbero essere strumentalizzate e nuocere alla stessa Corte».
La Consulta sa di essere, suo malgrado, arbitro in una situazione politica molto delicata, mentre dall’opposizione c’è chi già chiede le dimissioni di Berlusconi in caso di bocciatura del Lodo e dalla maggioranza si grida al «disegno eversivo», soprattutto dopo la motivazione della sentenza sul Lodo Mondadori.
«Ma cerchiamo di tenere le polemiche politiche fuori dalla porta - assicurano all’Alta Corte -. Qui il clima è assolutamente sereno e tranquillo. Abbiamo dei parametri giuridici sui quali basarci e la nostra non sarà certo una decisione politica».
Oggi aprirà l’udienza Amirante (che nel 2004 fu il relatore della sentenza che bocciò il Lodo Schifani) e poi il giudice Gallo (ex ministro delle Finanze nominato alla Consulta dal presidente Ciampi) riassumerà i tre ricorsi: due presentati dai Pm di Milano per i processi Mills e Mediaset contro il premier e uno dal gip di Roma che riguarda le indagini su Berlusconi per istigazione alla corruzione di senatori eletti all’estero nella scorsa legislatura. In difesa del Cavaliere interverranno i parlamentari-avvocati Niccolò Ghedini e Gaetano Pecorella, il legale Pietro Longo e l’avvocato dello Stato Glauco Nori. Dall’altra parte ci sarà il presidente dei costituzionalisti, Alessandro Pace, ma prenderà la parola solo se la Procura di Milano otterrà di essere ammessa nel giudizio.
Probabilmente le altre 5 cause saranno rinviate, proprio per dare la precedenza alla pronuncia sul Lodo Alfano. Tra i vari rumor di questi giorni, pieni di tensione nei palazzi politici, si era parlato anche della possibilità di un rinvio che avrebbe fatto slittare la decisione di parecchi giorni. Basterebbe, infatti, una sola richiesta in questo senso. Ma nella riunione preliminare di ieri pomeriggio non c’è stato alcun segnale in questo senso.
Si è anche parlato di Consulta spaccata sul Lodo, di una decisione che sarà presa di stretta misura a seconda di come si pronunceranno quei 3 o 5 indecisi di orientamento non definito. «Certamente - spiega un giudice costituzionale - si cercherà di mediare in modo tale che il verdetto finale sia di una maggioranza più larga possibile. E per questo motivo si potrebbero un po’ allungare i tempi. Ma c’è la volontà di far presto».
Fuori dal Palazzo le
pressioni sono forti. Se il Cavaliere teme che un «disegno ostile» possa influenzare la Corte, Antonio Di Pietro ricorda che se la bocciatura non arriverà dalla Consulta si andrà alle urne per il «suo» referendum contro il Lodo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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