Lodo Mondadori, i periti "tagliano" del 20% il risarcimento

Questa mattina i tre periti nominati dalla Corte d’appello di Milano hanno depositato il loro parere sulla vicenda del Lodo Mondadori. In primo grado, la Fininvest era stata condannata a pagare alla Cir 750 milioni di euro

Una riduzione tra il 22 e il 24 per cento dei danni quantificati in primo grado dal giudice Raimondo Mesiano a carico della Fininvest e a favore di Carlo De Benedetti: è questo il risultato della superperizia depositata questa mattina dai consulenti della Corte d’appello di Milano, nell’ammbito della causa scaturita dalla vicenda del «lodo Mondadori». Una perizia di centoventi pagine, iper-tecnica, quasi incomprensibile a chi non si intende di matematica finanziaria. Ma, fortunatamente, riassunta e volgarizzata in due pagine e mezzo che dovrebbero spiegare anche ai profani il senso della decisione. É questo il documento che Luigi Guatri, ex rettore dell’Università Bocconi, e i suoi colleghi Maria Martellini e Giorgio Pelliccelli hanno depositato questa mattina nella cancelleria della Corte d’appello civile, per rispondere ai quesiti sollevati dai giudici del caso Cir-Fininvest. É bastato l’annuncio del deposito per fare schizzare all’insù in borsa il titolo Cir, come se i mercati dessero per scontato un esito favorevole all’Ingegnere. E la lettura della perizia conferma gli umori della Borsa: il danno riconosciuto a favore di De Benedetti viene ridimensionato, ma continua a collocarsi su valori assai alti. In primo grado il giudice Raimondo Mesiano aveva accolto in pieno le richieste della Cir, la finanziaria capogruppo di Carlo De Benedetti. La sconfitta nella «guerra di Segrate» per il controllo della casa editrice Mondadori (anno 1990) andava risarcita - secondo Mesiano - con 750 milioni di euro, perchè quella vittoria era stata conquistata grazie alla corruzione di un magistrato della corte d’appello di Roma. Contro la pesante sentenza di Mesiano, la Fininvest aveva fatto ricorso: rimarcando, tra l’altro, che in realtà la «guerra» era stata conclusa non da una sentenza ma da un accordo tra le due parti, che si erano spartite con reciproca soddisfazione l’impero editoriale milanese. A De Benedetti erano rimasti Repubblica, l’Espresso e i giornali locali, a Berlusconi erano andati i libri e le riviste. Adesso tocca alla Corte d’appello milanese decidere. Con l’accordo di entrambi i contendenti, il giudice Luigi de Ruggiero ha sospeso l’efficacia della sentenza di Mesiano e si è impegnato a riservare alla causa tra i due colossi una corsia preferenziale in grado di portarla a conclusione in tempi ragionevoli. Ma mentre Mesiano aveva calcolato personalmente - con criteri aspramente contestati dagli avvocati Fininvest - l’importo del risarcimento, de Ruggiero ha ritenuto inevitabile, per sbrogliare la matassa, affidare una perizia a tre super esperti. Al centro della consulenza, una domanda precisa: cosa avvenne, nel periodo della «guerra», dei calori azionari della Mondadori e delle altre società interessate allo scontro? Senza fare chiarezza su questo punto, ritiene la Corte d’appello, è impossibile stabilire se e per quale importo oggi - a vent’anni di distanza dai fatti - l’Ingegnere abbia diritto ad un risarcimento. E nella consulenza si ricostruiscono passo per passo le oscillazioni di Borsa che videro aumentare il valore di tutte le società del gruppo. Il danno che Mesiano aveva quantificato in 236 milioni di euro (che una volta calcolati rivalutazioni e interessi arrivavano a 750) si riduce a circa 180 milioni: ed è questa la cifra su cui ora andrebbero calcolati gli interessi.

Ma è facile prevedere che il parere di Guatri non chiuderà la partita: la giornata di oggi segnerà una svolta nella causa, e che la Fininvest non si arrenderà. Martedì prossimo, in udienza, si riprenderà a combattere.

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