Il Lombardia ha già un re: Bettini campione con la morte nel cuore

Otto giorni dopo la conquista del titolo iridato a Salisburgo, ha perso la vita suo fratello

Cento volte Lombardia, e dire che ci sono corridori che venderebbero l’anima al diavolo pur di vincerla almeno una volta. Cento anni l’anno scorso, cento volte quest’anno. Un anno fa Paolo Bettini, l’uomo del Centenario, che oggi scenderà nuovamente nell’arena con la maglia di campione del mondo e il sorriso dolente di chi non ha più nulla da festeggiare. Bettini ha trovato dentro a sé un motivo per tornare a correre: Sauro, il fratello morto otto giorni dopo il trionfo di Salisburgo. E cento anni di Lombardia meriterebbero un vincitore speciale: Bettini, appunto. Ma l’impresa vera, l’iridato l’ha fatta risalendo in sella alla sua bici, poi vada come vada. Vedremo se le gambe riuscirano a fare ciò che gli dirà la testa, ma soprattutto il cuore.
La favola del Lombardia cominciò nel 1905 quasi per caso. Vinse il «diavolo rosso» Giovanni Gerbi, rifilando distacchi clamorosi agli avversari: il secondo e il terzo, Rossignoli e Ganna, giunsero addirittura a quaranta minuti. Corsa di prestigio, corsa che conduce diritto nella storia del ciclismo. Basti ricordare che il Lombardia fu vinto cinque volte dal Campionissimo per eccellenza, Fausto Coppi. E una sesta vittoria gli fu sottratta in volata, nel 1956, dal francese Darrigade (ieri sera ha partecipato al Galà del Centenario) con la complicità di Fiorenzo Magni che l’aveva giurata alla «Dama Bianca», rea di averlo offeso sul percorso.
E ieri sera, sulle rive del lago di Como si sono ritrovati in tanti: Defilippis, Taccone, Motta e Bitossi, DeVlaeminck, Moser e Saronni, Hinault e Kelly, Gimondi, ma non Merckx. Cento volte Lombardia, due volte Eddy Merckx, che dopo 33 anni reclama ancora quella vittoria del ’73 che finì a tavolino all’avversario più forte e leale del Cannibale: Felice Gimondi. Vinse come sua abitudine in perfetta solitudine. Vinse per la terza volta come le due precedenti: lasciandosi tutti alle spalle. Solo che quella volta l’avversario più duro, subdolo e tenace fu uno sciroppo. Un banale sciroppo per la tosse – il Mucantil - che il dottor Cavalli, allora medico della Molteni, gli somministrò per lenirgli un fastidioso mal di gola.
Se lo ricorda bene quel Lombardia Eddy Merckx, che raggiungiamo telefonicamente in Australia, dove è impegnato in riunioni nel nome del ciclismo e del suo. «Quel Lombardia dovrebbero ridarmelo – dice il più forte di tutti i tempi -. Fu un incidente banale. Avevo mal di gola, chiesi uno sciroppo e mi diedero un prodotto che presentava una sostanza che era nelle liste antidoping e oggi non è nemmeno più considerata doping. Per questo chiedo che mi venga riconsegnato quel Giro di Lombardia».
Ma dopo trentatré anni e le tante vittorie ottenute, non sembra ritenersi ancora soddisfatto e in pace con se stesso. «Certo che oggi lo sono, e lo sono in modo particolare perché quel Lombardia è in buone mani, è nella bacheca di un amico come Felice Gimondi, ma se ci ripenso...».
Saranno 245 i chilometri da percorre oggi dai protagonisti del Lombardia. Da Mendrisio a Como. Spettacolari e insidiosissimi saranno soprattutto gli ultimi cinquanta che propongono in sequenza Ghisallo, Civiglio e San Fermo della Battaglia, con scollinamento di quest’ultimo a soli sei chilometri dal traguardo di Lungo Lario Trento, a Como.
Gli italiani sono i grandi favoriti della corsa con Bettini, Rebellin e Di Luca che non hanno nascosto le loro ambizioni.

Tra gli altri attesi protagonisti, lo spagnolo Valverde, l’olandese Boogerd, l’altro spagnolo Samuel Sanchez, l’australiano Evans, il russo Gusev, il lussemburghese Schleck e gli italiani Nocentini, Sella, Bertagnolli, Ballan, Riccò e Visconti.

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