In Lombardia meno preti e sempre più vecchi

Invecchiano, come tutti gli altri. Solo che a differenza dei comuni mortali, i sacerdoti non hanno figli. Dopo una vita al servizio degli altri, a volte si ritrovano soli. «I preti si curano degli altri. Ma chi si cura dei preti?» è una delle domande della ricerca promossa dalla Fondazione Opera aiuto fraterno della diocesi e affidata all’Università cattolica. Il titolo è «La vecchiaia che vorrei» e i risultati sono stati presentati all’Ambrosianeum dall’arcivescovo, Dionigi Tettamanzi.
L’età media dei sacerdoti lombardi è di 60 anni ed è destinata ad aumentare. Ancora più alta l’età media dei circa duemila preti milanesi: sfiora i 62 anni. Numerosi i sacerdoti ancora più anziani: 250 di loro hanno tra i settentacinque e gli ottant’anni, trecento sono ultraottantenni.
La tendenza è simile a quella della popolazione, con l’aggravante che le vocazioni al sacerdozio non sono sufficienti a garantire un ricambio. A lanciare l’allarme, alla vigilia della sua pensione, è proprio il settantasettenne cardinal Tettamanzi: «Il numero annuale delle ordinazioni sacerdotali è di molto inferiore a quello dei sacerdoti che lasciano il ministero attivo per motivi di salute o di invecchiamento o di morte».
L’arcivescovo ha approfittato del convegno per parlare del suo futuro. Il cardinal Tettamanzi ha già fatto sapere che intende trasferirsi a Triuggio, nella casa di ritiri della diocesi. Adesso aggiunge: «Continuerò a fare il prete che è diventato vescovo. E questo significa avere innanzitutto nella mente e nel cuore tutte le persone, quelle incontrate e quelle non ancora incontrate». Fa programmi per il futuro: «Penso di poter scrivere ancora a meno che i responsabili della comunicazione sociale non dicano che sono già troppi gli scritti».
I preti che vivono soli sono il 59,4%, il 13% con un parente, che nel 48% dei casi è rappresentato dalla madre. La gran parte dei sacerdoti vive in casa parrocchiale (69%), altri trascorrono la vecchiaia in casa privata (13%), in comunità, seminario o casa del clero (8%) e in casa di riposo (2%).
Tettamanzi volge il dato in positivo. Cita il Salmo 92: «Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi».

Conclude con un “largo ai giovani”: «I preti anziani sembrano disponibili a lasciare alle giovani generazioni di presbiteri compiti di responsabilità, senza peraltro estraniarsi da un servizio attivo. Anche questo può essere un segno importante in una società che rischia in tutte le sue istituzioni di non lasciare spazio adeguato alle nuove generazioni».

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