Lombardo graziato dalla Procura: verso l’archiviazione le accuse di mafia

L’aveva sperato. L’aveva assicurato. L’aveva predetto. E alla fine, Raffaele Lombardo ha avuto ragione. La Procura di Catania, o meglio il procuratore capo facente funzioni Michelangelo Patanè, e il suo aggiunto, Carmelo Zuccaro, hanno «salvato» il governatore di Sicilia dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Nonostante la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dagli altri quattro pm titolari dell’inchiesta Iblis, quella che vedeva il presidente della Regione siciliana, indagato per collusioni con i boss in cambio di voti, i vertici della Procura hanno deciso di stralciare e avocare a sé la posizione di Lombardo, e quelle del fratello del governatore, Angelo, deputato del Mpa, e di un terzo personaggio. Un atto propedeutico alla richiesta di archiviazione che, si vocifera, potrebbe arrivare a stretto giro.
Una decisione clamorosa, abbastanza inconsueta dal punto di vista giuridico. Una decisione che rende, plasticamente, il livello di spaccatura raggiunto dalla procura di Catania. La notizia della richiesta di rinvio a giudizio per il governatore da parte di quattro dei sei pm titolari dell’indagine – Giuseppe Gennaro, Iole Boscarino, Agata Santonocito e Antonino Fanara – era trapelata due settimane fa, alla vigilia della mini-tornata elettorale di amministrative siciliane. Ora invece il colpo di scena. Formalmente, l’inchiesta sul governatore è ancora aperta. Probabilmente se ne occuperà il procuratore aggiunto Zuccaro, molto vicino al procuratore capo Patanè, che ha coordinato l’inchiesta Iblis e che, come il procuratore capo, non ha chiesto il rinvio a giudizio del governatore. Ma la polemica divampa. La Procura, però, respinge le critiche al mittente. La decisione di trattare a parte la posizione del governatore e del fratello «è ovviamente figlia – sottolinea l’agenzia Ansa attribuendo la dichiarazione a ambienti della procura catanese – di una valutazione esclusivamente e meramente giuridica», legata alle motivazioni della sentenza della Cassazione che ha assolto definitivamente l’ex ministro Calogero Mannino e che ha stabilito che non basta la semplice promessa di aiuti ai boss in cambio di voti per la contestazione del concorso esterno. La richiesta di archiviazione, non ancora formalizzata, dovrà comunque passare al vaglio del Gip.
La decisione del procuratore capo di Catania non salva solo Lombardo. Con lui, infatti, si salva anche il governo del ribaltone messo su dal leader Mpa insieme con Pd e Fli. I democratici, in imbarazzo per l’inchiesta, minacciavano di ritirare il loro sostegno all’esecutivo in caso di processo. Lo stesso Lombardo, se rinviato a giudizio, avrebbe avuto più di un problema a resistere in sella.

Ma Lombardo l’aveva predetto, ha ingaggiato persino un superconsulente come Gioacchino Genchi per smontare le accuse. E i fatti gli hanno dato ragione. Infatti, adesso, il governatore gongola: «Confermo la fiducia che non è mai venuta meno nella magistratura, potrò continuare a lavorare con serenità». Appunto.

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