Quel «finto bipolarismo» che, parole sue qualche giorno fa a Repubblica, è ormai «al crepuscolo» con i suoi protagonisti, in primis Silvio Berlusconi, Raffaele Lombardo lo conosce bene. E da beneficiato. Già, perché lo storico 64% di preferenze con cui nellaprile del 2008 è stato incoronato governatore di Sicilia, di certo figlio non è del Mpa - il partito di cui Lombardo è leader - ma della ben più vasta alleanza con Pdl e Udc che lo ha eletto. Ma quella maggioranza che in Sicilia sembrava bulgara oggi è praticamente in cenere. Potenza di Lombardo, che ha buttato fuori dalla giunta Udc e metà del Pdl - quello dei lealisti che fanno capo al ministro di Giustizia Angelino Alfano e al presidente del Senato Renato Schifani - e si è pure alleato col Pd. La sinistra, per ora, dà solo un appoggio esterno. Ma in prospettiva il Pd potrebbe entrare ufficialmente in squadra. A scapito del Pdl, che, dal 64% di partenza, potrebbe finire allopposizione.
Fantascienza? Non proprio. Il film - che si intitolerà Lombardo quater, in onore del quarto rimpasto in due anni - dovrebbe andare in scena allinizio dellestate. Si sussurra, infatti, che il Pd minacci di non votare il bilancio qualora Lombardo non rompa gli indugi rimescolando le carte. E qualche giorno fa, il governatore ha tentato davvero di rimescolarle, con alcune dichiarazioni che suonavano divorzio ufficiale col Cavaliere. Ma la reazione degli alleati del Pdl Sicilia - la corrente «ribelle» guidata dal sottosegretario al Cipe Gianfranco Miccichè che è presente nella giunta regionale - lo ha costretto al dietrofront. «Mai senza il Cavaliere», ha mandato a dire Miccichè. E Lombardo si è affannato in precisazioni: «Non ho né auspicato né profetizzato - ha detto la fine politica di Silvio Berlusconi. Ho disapprovato gli effetti di un sistema politico ed elettorale (non da me definito berlusconismo), di cui si colgono vari segni di crisi». E ancora: «Con Berlusconi cè stato un rapporto di leale alleanza e di amicizia personale. È il suo Pdl che ha deciso di far saltare lalleanza». Ma lidillio si è rotto.
Niente di nuovo, Lombardo, nellabbandonare gli amici è maestro, l«assassinio» politico dellamico Totò Cuffaro (nella Dc erano insieme, entrambi con Mannino), docet. La resa dei conti è attesa dopo le Regionali.
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