Londra - Il grande Chelsea? Soltanto uno dei suoi tanti hobby. Residente a Londra? Macché, nel 2007 ci ha passato soltanto 11 giorni. Se qualcuno in Gran Bretagna sperava di far pagare più tasse ai miliardari stranieri non comincerà certo da Roman Abramovich. La settimana scorsa infatti, l'Alta corte di Londra ha respinto una richiesta di risarcimento di ben 2miliardi e mezzo di sterline presentata a carico dell'oligarca russo da una compagnia petrolifera sua connazionale che si era rivolta ai giudici britannici proprio per una questione di competenza territoriale. A sorpresa il magistrato ha dichiarato di non poter giudicare il caso in quanto il signor Abramovich non risulta «né residente né domiciliato in Gran Bretagna». Non solo, tutti gli interessi che il multimiliardario ha in questo paese sono più che altro hobby costosi, non certo investimenti di tipo lucrativo. Un giudizio che non solo evita al biondo Roman di risarcire la compagnia che l'aveva citato in giudizio, ma anche di pagare più tasse come molti esattori del fisco si augurano da anni.
Al pari di molti altri plurimiliardari stranieri che negli ultimi anni hanno scelto Londra come rifugio fiscale, l'oligarca sarà costretto a versare solo la tassa sul lusso. Quisquilie se si da un'occhiata al suo incredibile patrimonio reso accessibile a tutti proprio grazie alla decisione della Corte britannica. Il giudice Christopher Clarke per motivare la sua decisione ha infatti stilato un minuzioso elenco delle varie proprietà di Abramovich senza tralasciare neppure l'appartamento più insignificante o la barchetta meno attrezzata. L'obiettivo era dimostrare la natura «globale» del suo impero e per far questo il magistrato ha dovuto scavare nella vita privata del magnate, andando a controllare tutte le sue innumerevoli proprietà sparse nel globo. Quelle immobiliari innanzitutto, di cui quelle inglesi costituiscono soltanto una minima parte. E poco importa che si tratti di «otto o nove appartamenti» nella lussuosissima zona di Knightbridge, a pochi metri dai magazzini Harrods, cioè lo 0,5% del suo patrimonio. Roman ne avrebbe avuti di più se non fosse stato costretto, proprio lo scorso anno, a darne tre o quattro all'ex moglie Irina come previsto dagli accordi del suo divorzio.
Il giudice spiega anche che anni fa Abramovich aveva comprato uno chateau in Francia, due in Colorado, una villa a St. Barts nei Caraibi, senza dimenticare la magione moscovita appartenuta all'ex premier russo Leonid Breznev. Naturalmente tra gli averi di questo moderno Paperone non potevano mancare aeroplani ed elicotteri, del resto ve lo immaginate uno come lui a far la fila al check in di Heathrow come un qualsiasi comune mortale ogni volta che si deve spostare da Londra a Mosca? Ma non se ne parla. Se poi per viaggiare volesse andar per mare, niente paura. Non contento del Pelorus, il lussuoso hotel galleggiante da 115 metri con cui viaggia, pare abbia intenzione di far costruire lo yacht privato più grande del mondo. Davanti a un elenco di questa portata appare evidente che gli interessi di Roman in terra britannica rappresentano veramente delle briciole visti anche gli altissimi costi di gestione del Chelsea.
Che lo si creda o no infatti, persino Abramovich sembra essere vittima della crisi finanziaria globale. Il suo patrimonio, stimato in 23 miliardi di sterline, a causa del collasso dei titoli in Borsa ha subito perdite per 12miliardi di sterline.
Una botta che l'ha convinto perfino a rinviare il matrimonio con la modella Daria Dasha Zhukova a tempi migliori. E lei per accorciare l'attesa ha pensato bene di comprarsi 500 schedine del Superenalotto. Non si sa mai che non piova sul bagnato...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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