Londra, Hugh Grant fa lo 007 anti Murdoch E smaschera le trame politiche dello "Squalo"

L'attore, spesso vittima dei tabloid, registra le confessioni di un ex giornalista del "News of the World" sulle relazioni del magnate con il premier britannico. Rivelati il sistema di "spie" e l'influenza del tycoon sulla linea editoriale

Londra, Hugh Grant fa lo 007 anti Murdoch 
E smaschera le trame politiche dello "Squalo"

Meglio, molto meglio che gigioneggiare tra quattro matrimoni e un funerale, altro che frugare nei diari di Bridget Jones. La sua migliore parte, l’attore dandy Hugh Grant l’ha recitata in un pub di Dover. Precisamente, il locale di proprietà di Paul McMullan, ex caporedattore del pettegolissimo News of the world, la testata giornalistica da cinque anni invischiata nell’inchiesta su star e politici spiati e intercettati illegalmente. McMullan cade mani e piedi nella trappola di Grant: un appuntamento al pub in cui lo fa chiacchierare a ruota libera dello scandalo intercettazioni creando l’atmosfera per un’amichevole confessione tra reduci del gossippismo più spinto. Ma la chiacchierata si trasforma ora in un documento-bomba, con retroscena inediti che coinvolgono direttamente il tycoon Rupert Murdoch, lo raffigurano come un editore decisamente attivo nell’influenzare ciò che viene pubblicato e disegnano tentacoli che partono dalla fangosa vicenda e arrivavano in alto, su fino ai vertici della politica britannica. Perché Grant aveva indosso una microspia e stava registrando tutto.

McMullan, ignaro, scherzando lo ringrazia per aver fatto guadagnare un bel po’ di soldi al suo ex giornale, diventando protagonista di tanti succulenti pettegolezzi. Come la volta che Grant fu arrestato insieme alla prostituta Divine Brown. «Quella volta - svela il giornalista - Murdoch sbraitò con noi: “Perché mettete in prima pagina questa roba? Così sminuite il tono del giornale”». Un poco ortodosso intervento sulla linea editoriale ma generosamente volto a fermare la macchina del fango? Macché. Grant chiarisce: «Beh, a quell’epoca stava per uscire un mio film con la sua casa di produzione, la 20th Century Fox». Ma la parte più scottante è un’altra e riguarda le intercettazioni delle segreterie telefoniche di attrici come Sienna Miller ma anche di politici (nella lista ci sarebbero il premier Gordon Brown e il sindaco di Londra Boris Johnson). La compagnia di Murdoch la settimana scorsa ha chiesto scusa a otto intercettati e ha proposto risarcimenti. «David Cameron? Non poteva non sapere - spiffera McMullan a Grant - Questo è il vero scandalo. Lui, James Murdoch (figlio del tycoon) e Rebekah Wade (manager del gruppo che edita News of the World) vanno a cavallo insieme. Quindi delle due l’una: o Cameron è un bugiardo o è un idiota». E qui Grant sfodera la performance da Oscar, perché McMullan viene finalmente sfiorato dal dubbio: «Non starai mica registrando?». E Hugh col miglior sorriso da capo di Bridget Jones paraculo: «Ma figurati». Il giornalista se la beve come la birra del suo pub e canta come un fringuello: tutti sapevano, anche altri giornali intercettano, mezza polizia becca mazzette per farsi gli affari suoi. Per Grant è il capolavoro della vita e una vendetta gelida come la carta stampata del New Statesman, il giornale che, con la mediazione dell’ex fidanzata, l’ereditiera Jemima Khan, l’ha aiutato a organizzare la trappola e ne pubblica il resoconto. Un bel botto.

Di cui però bisogna comprendere la reale portata. Che va oltre la rabbia dell’attore plurisputtanato e i metodi dei tabloid inglesi, notoriamente spicci. Perché va inserita in un quadro inquietante che si va componendo a colpi di rivelazioni pubblicate dai giornali inglesi e, stranamente, quasi ignorate dai media in Italia, dove Murdoch è proprietario di Sky. L’Observer, ad esempio, pubblica la soffiata anonima di un ministro di Gordon Brown, secondo cui l’ex premier laburista avrebbe ricevuto pressioni direttamente da Rupert Murdoch per mettere a tacere lo scandalo che, secondo nuove stime, potrebbe costare al gruppo non solo la faccia, ma anche 40 milioni di sterline di spese legali e risarcimenti. Brown ha rifiutato di commentare, ma non ha neanche smentito. Senza contare che la vera estensione del pasticciaccio nell’ambiente politico inglese è ancora tutta da esplorare. Perché Cameron ha assunto come portavoce Andy Coulson, l’ex direttore del News of the world, dopo che aveva dovuto lasciare a causa delle accuse per le intercettazioni. Il Parlamento inglese potrebbe presto porre questa e altre domande al governo in carica e a quello precedente.

Come il dubbio avanzato dal Guardian: è normale che un giornale di Murdoch intercettasse Tessa Jowell, allora ministro responsabile della politica dell’informazione? E il quotidiano britannico avanza dubbi anche sul via libera che il governo inglese ha dato a Murdoch per acquisire la piattaforma della tv satellitare BSkyB, nonostante le perplessità sul piano delle politiche antitrust. Lo «squalo» Murdoch stavolta naviga in acque sempre più scure. Ma non ditelo ai lettori e telespettatori italiani.

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