Londra come Napoli: è allarme spazzatura

La protesta per chiedere l’aumento dei salari, in programma nelle prossime settimane, potrebbe trasformare la capitale inglese in una discarica. Cresce la preoccupazione: "Potrebbero esserci scontri per le strade"

Londra come Napoli: 
è allarme spazzatura

Londra - Londra sepolta dai rifiuti. Leicester Square ridotta ad una discarica temporanea, le linde viuzze cittadine travolte da decine di sacchetti d'immondizia che attendono, inutilmente, di venir raccolti, fuori dalla porta di casa. La prospettiva, nerissima, si riferisce alle prossime settimane e non è un'ipotesi per nulla balzana dopo che il sindacato dei dipendenti pubblici britannici ha proclamato una serie di scioperi a catena in moltissimi settori dell'amministrazione, compreso quello della nettezza urbana.

Se il governo di Gordon Brown non si decide a concedere l'aumento salariale richiesto dai lavoratori che aderiscono all'Unison - il più grande sindacato dei dipendenti pubblici - fra pochi giorni saranno più di 800mila ad incrociare le braccia tra assistenti scolastici e di mensa fino agli operatori ecologici. E se questo accadesse, sicuramente le immagini inquietanti della capitale che fecero il giro del mondo nel 2002, in occasione di un altro sciopero, verrebbero riproposte. «Mi aspetto una rivolta popolare», ha detto preoccupata Doretta Cocks, della «Campaign for Weekly Waste Collection».

Per quanto riguarda il servizio di raccolta dei rifiuti, la situazione in Gran Bretagna è già difficile quando tutto fila liscio. Seguendo una consuetudine tutta inglese che in molti altri Paesi sembrerebbe uno scandalo inaccettabile, a Londra, l'immondizia viene ritirata soltanto una volta alla settimana. Nei mesi freddi la cosa può suscitare soltanto un fastidio pratico - pensate a decine di sacchetti che stazionano placidamente nel giardino sul retro - ma se la temperatura sale non è solo una questione di pessima estetica. Diventa un problema igienico. In alcune zone dell'Inghilterra la questione è resa ancor più delicata dal fatto che i «binmen», come vengono amichevolmente chiamati gli spazzini, arrivano anche una volta ogni due settimane. Questa anomala frequenza ha fatto naturalmente la gioia delle migliaia di topi che infestano, da sempre, il sottosuolo della capitale britannica e che com'è noto a tutti, di gustosa immondizia si nutrono. Non è affatto raro, per i cittadini di Londra ritrovarsi qualche ratto in casa dato che l'ottima e variata alimentazione li ha resi ormai immuni ad ogni sorta di topicida.
Quello di luglio è soltanto il primo di una lunga serie di scioperi che i sindacati hanno preannunciato nel corso di un'estate che si prevede veramente torrida per il governo laburista. Tutti i settori pubblici verranno coinvolti: dagli aeroporti ai musei, dai porti alle scuole, tutto potrebbe fermarsi. Incoraggiati dalla vittoria con l'aumento del 14 per cento ottenuto la scorsa settimana dagli autotrasportatori dopo uno sciopero che ha gettato nel panico metà della popolazione, gli aderenti all'Unison hanno deciso per la linea dura rifiutando l'offerta governativa di un aumento del 2,45 per cento. La richiesta per i dipendenti di Inghilterra, Galles e Nord Irlanda è invece del 6 per cento. David Prentis, segretario generale dell'Unison, ha dichiarato ieri che i suoi iscritti non vogliono nulla di più di «un salario decente». Secondo il sindacato circa 250mila lavoratori guadagna attualmente meno di 6 sterline e mezzo all'ora. Lo sciopero è stato duramente condannato da maggioranza e opposizione. Gordon Brown si è detto «deluso» dalla decisione, il leader dei conservatori David Cameron è stato ancora più duro affermando che «generalmente gli scioperi non raggiungono quasi mai gli obiettivi prefissati».

E proprio la raccolta dei rifiuti è l'aspetto più scottante.

«Sono molto preoccupato per quello che potrebbe accadere se questi non venissero portati via nei mesi estivi - ha dichiarato ieri Eric Pickles, portavoce conservatore per le autorità locali - soprattutto in aree dove il governo aveva già fatto la voce grossa con le amministrazioni costringendole a ridurre le raccolte settimanali».

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