Londra, il premier Brown non parteciperà all’apertura dei Giochi<br />
10 Aprile 2008 - 07:11E in una San Francisco blindata
per il timore di scontri e agguati
il sindaco impone il segreto
al percorso della torcia olimpica
È un’altra corsa ad
ostacoli, un’altra affannosa
galoppata in una metropoli
blindata, tra schiere di poliziotti
e dimostranti pronti a
tutto. La terza difficile corsa
entra nel vivo quando in Europa
è notte e là, sul Golden
Gate di San Francisco, tardo
pomeriggio. Ma anche senza
attendere “disordini” in
stile londinese o “estinzioni”
memorabili come quelle parigine
la passeggiata americana
della torcia è, a quel
punto, già compromessa.
Quella passerella sul Pacifico,
vero “mare nostrum” di
Cina e America, quella sfilata
ai margini di una Chinatown
dove s’accalca un terzo
della popolazione cittadina,
è la sola tappa americana.
Deve celebrare il fasto della
Cina olimpica, attrarre l’ammirazione
e l’invidia di una
potenza statunitense a cui
Pechino sogna di strappare
ogni primato.
ASan Francisco, invece, la
fiaccola si spegne prima del
sorgere del sole. Nella notte,
mentre l’aereo con il fuoco
olimpico rulla sulle piste dell’aeroporto
migliaia di attivisti
affollano piazza delle Nazioni
Unite, ascoltano la veglia
di protesta celebrata dall’arcivescovo
anglicano Desmond
Tutu e dall’attore Richard
Gere. Quello del premio
Nobel per la pace sudafricano
è un appello al boicottaggio
rivolto a tutti i leadermondiali,
un no secco all’invito
al dialogo formulato
da George Bush. «Quello
che vogliamo dire ai capi di
Stato e a George Bush è “per
l’amor di Dio non andate ai
Giochi di Pechino!” Per il bene
dei nostri bambini e in nome
del magnifico popolo del
Tibet “non andate lì!». Un
appello accolto poche ore dopo
dal premier britannico
Gordon Brown, che ha confermato
la sua partecipazione
solo alla cerimonia di
chiusura.Una decisione che
potrebbe pesare sull’atteggiamento
di altri leader europei.
Dopo Tutu è la volta di Richard
Gere, simbolo e volto
del buddhismo di Hollywood,
che liquida come una
truffa l’immagine di una società
cinese regolata dall’armonia.
L’altro colpo alla parata
trionfale sognata da Pechino
l’infligge il sindaco GavinNewsomtagliando
il percorso
della staffetta, trasformandolo
in un arcano tenuto
nascosto fino all’ultimo
minuto, incanalandolo nella
morsa di settemila agenti.
La celebrazione stritolata
dalle misure di sicurezza
precipita nell’incubo. I tedofori
diventano portatori ciechi
costretti a presentarsi alla
partenza con il cellulare
all’orecchio per apprendere
le deviazioni di rotta dell’ultimominuto.
La fiaccola si trasforma
in un simbolo “oscurato”
dal triplice scudo di
agenti a piedi circondati da
guardie in bicicletta scortate
a loro volta dalla testuggine
delle Harley Davidson.
Ma oltre agli infiltrati, agli
aspiranti “spegnitori”, ai tibetani
pronti a portarsi via
la fiaccola, la polizia deve fare
i conti la distesa di bandiere
rosse accalcate al passaggio
della fiaccola. Quello è
l’orgoglio nazionale uscito
da Chinatown per applaudire
il sogno dei Giochi, celebrare
la propria identità, opporsi
al complotto denunciato
da Pechino.
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