Dal pettegolezzo alle mazzette ai talebani. Il Times alza il tiro contro lItalia. E lItalia si arrabbia. Tace Berlusconi, non il ministro della Difesa La Russa che parla di «spazzatura», smentisce categoricamente di aver pagato i guerriglieri fondamentalisti per scongiurare attentati contro i militari italiani impegnati in Afghanistan e annuncia una querela contro il quotidiano inglese, non fosse che per onorare la memoria dei nostri militari caduti.
E la guerra continua, in Afghanistan, ma anche in Europa. Una guerra insolita, mediatica, ma implacabile, che i media inglesi, guidati proprio dal Times, hanno scatenato contro il Cavaliere, da quando, in maggio, è scoppiato il Sexgate. Articoli su articoli, ogni giorno, instancabilmente. Per intenderci: anche i giornali francesi, spagnoli, tedeschi hanno dato ampio conto degli scoop rosa sul Cavaliere. Nulla di sorprendente. Le avventure dei politici, da sempre, fanno salire vendite e audience. Ma il giornalismo ha le sue regole: una notizia, per quanto pruriginosa, dopo un po stufa. E infatti francesi, spagnoli, tedeschi hanno iniziato ad occuparsi di Berlusconi a intermittenza, solo quando lattualità offriva spunti perlomeno plausibili. I quotidiani britannici, invece, hanno continuato a martellare quotidianamente, come se si trattasse di una questione fondamentale per i destini del Regno Unito. Davvero i lettori inglesi fremono ogni mattina per conoscere le ultime sconvenienti notizie sul nostro Paese? Cè da dubitarne.
E ora il tormentone assume una nuova dimensione ambigua, misteriosa, pericolosamente più alta. Il Times non si è limitato a riprendere Repubblica o a pubblicare lennesimo editoriale infuocato, ha agito in proprio, pubblicando unindiscrezione molto sensibile, che certo non si è procurato da solo.
Le accuse sui pagamenti ai talebani portano le stigmate dei servizi segreti, britannici o forse americani, che non fanno mai uscire a caso certe dritte. Perseguono uno scopo preciso e siccome è inverosimile che si propongano di indebolire lalleato italiano sul terreno in Afghanistan, danneggiando tutta la Nato, le ragioni vanno cercate altrove.
Chiunque abbia passato lindiscrezione - che La Russa ha bollato come spazzatura - voleva verosimilmente rafforzare unoperazione per screditare non più solo il Cavaliere, ma lintero Paese, indebolirlo agli occhi del mondo, renderlo più docile.
Ci avevano già provato allAquila in luglio, quando il Guardian diffuse la voce, dimostratasi falsa, che lItalia stava per essere espulsa dal G8. Allepoca, verosimilmente, la fonte era governativa con lintenzione di lanciare un avvertimento. Ora il gioco è più pesante. Crea malumore, diffidenza con lintelligence italiana, come non dovrebbe mai accadere tra Paesi davvero amici e lascia intravedere unoffensiva che non è più solo mediatica, ma che si intreccia con interessi politici e finanziari.
Qualcuno pensa che si tratti di una vendetta di Rupert Murdoch, furioso con Berlusconi per laumento dellIva dal 10 al 20% sugli abbonamenti Sky e la creazione di un nuovo pacchetto satellitare con Rai e Mediaset. E infatti il più ostinato censore del Cavaliere in questi mesi è stato il Times, che appartiene alla scuderia della News Corporation. Lipotesi è plausibile, ma forse riduttiva. Sembra esserci altro.
Passata la paura del grande crash finanziario, stiamo entrando in una fase di rinnovamento degli assetti internazionali. Cè Obama a Washington; tra poco entrerà in vigore il Trattato di Lisbona, che darà una nuova fisionomia allUnione europea, il G8 è morto ed è stato sostituito dal G20, mentre bisogna ancora definire le regole della finanza internazionale e di un mondo sempre più multipolare.
In questo contesto lItalia appare unanomalia. Un certo mondo anglosassone, che sembrava essere stato affossato dalla crisi di un anno fa e che invece è risorto più forte di prima, non ama Berlusconi e nemmeno Tremonti, troppo anticonformista. Non tollera più che lItalia giochi su più tavoli, amica degli Usa ma anche della Russia, di Israele ma anche del mondo arabo. Non apprezza la sua ostinazione nel far sentire la propria voce nelle sedi internazionali.
Il nostro ministro del Tesoro pretende la presidenza dellEurogruppo. Male, perché la sua nomina impedirebbe la candidatura del governatore della Banca dItalia Mario Draghi alla testa della Banca Centrale europea, graditissima a New York e alla City londinese e lanciata da un giornale americano, il Wall Street Journal, che curiosamente è controllato proprio da Rupert Murdoch.
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