L'ora del Carroccio, la rivincita di Gentilini "Chi mi insultava adesso mi imita"

Il vicesindaco di Treviso, gongola: "Mi chiamavano razzista, ora i sindaci del Pd mi copiano. I giornali mi insultavano, la gente mi ha votato più di chiunque altro". Tasse, briciole agli enti locali: allo Stato vanno 8 euro su 10

L'ora del Carroccio, la rivincita di Gentilini 
"Chi mi insultava adesso mi imita"

Alle tre di ieri pomeriggio, caldo sabato di primavera, il settantottenne vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini è seduto nell'ufficio in municipio che occupa dal 1994. «Mai preso un giorno di ferie, presente dalla mattina alla sera, Natale, Pasqua, giorno, notte». Ecco perché alle amministrative di domenica scorsa la sua lista, in appoggio alla Lega, è stata la più votata. E perché tutti lo chiamano ancora sindaco, benché da cinque anni lo Sceriffo sia il numero due.

Lo ammetta: si è preso una bella rivincita.
«Certo, ma era logico, perché io sono stato mistificato. Gli organi di stampa e le televisioni bolsceviche hanno fatto di me il ritratto di un razzista pari a Hitler o Mussolini, mi hanno detto che porto avanti le leggi razziali, ammennicoli così. Ma i cittadini del mio territorio mi hanno dato i suffragi che superano qualsiasi partito di qualsiasi tendenza».
Compresa la sua Lega Nord.
«Logicamente, perché io sono la Lega e la Lega è Gentilini. Ho fatto una lista mia perché si doveva sapere che i cittadini vogliono ancora Gentilini. Sì: una prova di forza, ogni tanto nella vita si fa. I miei avversari dicevano: Gentilini sei un vecchio imbecille, sei finito. Ora è calato il silenzio tombale. E poi poteva esserci chi non voleva votare Lega, ma con Gentilini sa di aver riposto molto bene le sue speranze anche se sono un sindaco molto chiacchierato. Sono stato denunciato per i gay, le panchine, i leprotti, tutte baggianate. Ricordati: l'oro non prende macchia».
Bè, lei ne spara una al giorno: ora gli alleati devono essere obbedienti «come i reparti abissini e libici»...
«Ma venite in Veneto a sapere chi è Gentilini! Adesso la mia filosofia partita dal '94 viene copiata da tutti, anche dai sindaci comunisti. Ah ah, mi vien da ridere quando vedo il sindaco di Firenze o di non so dove che ha il problema dei lavavetri: io li ho eliminati nel '94-95. L'Italia è piena di extracomunitari che vendono tutta quella roba taroccata: a Treviso dal '94 non ce n'è più uno. È Gentilini un grande amministratore o sono i giornali falsi?».

Ha letto lo scrittore Camon che fa il suo elogio sull'«Unità»?
«Ma Colombo ha sempre sparato su di me, lui e i suoi compagni leninisti, stalinisti, bolscevichi, trinariciuti, perché questi sono gli epiteti che io do. Qui a Treviso c'è un giornale che ho denominato la “Pravda”, hai capito?».
Immagino la «Tribuna», gruppo l'Espresso-Repubblica.
«La “Pravda” era una somma di bugie, di calunnie. Io ho vissuto sulla pelle le vicende del '44-’45-’46, so valutare, e do i messaggi ai miei cittadini. I quali mi hanno detto: sindaco, ma perché cambiare Gentilini? Siamo impazziti? Ce lo teniamo molto stretto. Poi io ho fatto un'altra cosa».
Quale?
«Non ho mai adoperato lo scalino di sindaco per diventare presidente della Regione, eurodeputato, parlamentare, senatore. Avrei vinto al primo colpo! Ma io sono un sindaco con le radici molto profonde. Ho giurato: cittadini, se mi votate io vi amministro. Non avrei potuto tradirli. E dopo quattro mandati sono ancora qua».
La prossima volta tornerà a fare il sindaco?
«Potevo farlo anche adesso, ma la mia carta d'identità è un po' ingiallita, anche se conservo il giovanil furore. Io ho visto i fascisti, i nazisti, gli angloamericani, Almirante, la Dc, ho vissuto aurore e tramonti dei partiti, ho una grande esperienza. Ho lasciato a Paolo Gobbo la carica di sindaco, mi accontento di essere vice e di stare in mezzo alla gente, uscire al mattino presto per cercare le magagne della città, andare in pattuglia con i miei vigili. E i miei cittadini hanno trovato uno in cui credere. Perché la storia insegna: quando il popolo trova un capo non lo molla più».
Fra tanti crepuscoli l'unico che non è tramontato è lei...
«Sicuro, perché ho saputo dare risposte ben precise. Ho ricevuto la mia città nel '94 che era una res nullius e adesso vive un secondo rinascimento. Treviso è conosciuta in tutto il mondo, qui ho una marea di turisti, ho salvato l'aeroporto dal disastro e anche quest'anno circa due milioni di turisti sono sbarcati nell'area. Io ho inciso e ho lasciato il solco. Nella vita chi non lascia il solco è destinato all'oblio eterno, e io non voglio avere l'oblio eterno. Voglio l'amore dei miei cittadini. Vien a vardarme quando vado per le strade: non faccio come i politici che pietiscono il voto, i voti vengono a me. Sinite parvulos, venite da Gentilini. E adesso ti saluto perché vado allo stadio».
Treviso-Albinoleffe.


«Il Treviso non va bene come Gentilini».
Sfida padana, veneti contro lombardi.
«Speriamo che i lumbard abbassino un po' la cresta... Comunque il Lombardo-Veneto di vecchia memoria andrebbe molto ma molto bene».

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