Vittorio MacioceMagari c'è davvero un sentiero nascosto per scappare da questo presente meschino. C'è qualcosa al di là dell'orizzonte. Matteo Renzi continua a prometterlo, con quella faccia da venditore di almanacchi. «Credete che sarà felice quest'anno nuovo?». «Oh illustrissimo sì, certo». «Come quest'anno passato?». «Più più assai». «Come quello di là?». «Più più, illustrissimo». Renzi è l'anno che verrà, Renzi è veloce, Renzi è spiccio, Renzi riforma un tanto all'ora, Renzi spazza via rottami e lupi, Renzi mangia pane e volpe, Renzi il motivatore, il signore dell'ottimismo, dove c'è il gusto della vita, ma soprattutto Renzi porta le camicie come in certe serie tv firmate Hbo. È globale. È glocale. È eat & little Italy. E la cosa che teme di più è passare per sfigato, per uno di quelli che non sanno stare al mondo. Solo che anche lui come molti venditori di almanacchi ha una storia e rischia ogni giorno di piombargli addosso. È quello che sta capitando con le cronache aretine, con le vicende di queste piccole banche di pessimo gusto, che ti portano nella provincia più profonda e clientelare. Quella dove per avere un prestito non servono idee e imprese, ma bisogna conoscere qualcuno che è amico di qualcun altro con una poltrona nel consiglio di amministrazione. La provincia dei notabili traffichini, orgogliosi dei figli che fanno carriera. La provincia dove ancora si sente il «lei non sa chi sono io».
Questa provincia sembrava scomparsa o redenta e invece si è solo trasferita in centro. È diventata regime, sarebbe bello spezzarla con una magia da jedi. Ma probabilmente resiste, come nel romanzo di Eleonora Mazzoni, Gli ipocriti (Chiarelettere). E la faccia tosta di sempre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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