Lotito, il dotto antipatico di successo

Lotito non è simpatico ai media ma sta dimostrando che si può vincere una coppa Italia, una supercoppa e allestire una squadra seria senza dover versare stramilioni ai procuratori e ad altri succhia soldi

Lotito, il dotto antipatico di successo

L’Inter non sembra quella della scorsa stagione. Il Milan dipende da Ibrahimovic, la Juventus è alla ricerca del tempo perduto. Ma la Lazio? È prima in classifica, davvero, sul serio, ma nessuno le regala due soldi di fiducia, il ritornello è quello di sempre: prima o poi si squaglia, prima o poi crolla, prima o poi qualcuno le toglierà la maschera. Claudio Lotito non è Berlusconi, Claudio Lotito non è Andrea Agnelli e nemmeno Massimo Moratti, Lotito è un bersaglio facile, se si presenta davanti alle belle gioie di Rai, Mediaset e Sky, viene trattato con il sorriso di compassione (cfr. Menandro: risus abundat… Lotito, citi, citi pure), lui parla, parla, parla come il centralino del radio taxi, velocissimo, molte parole nemmeno si comprendono, eppoi Lotito è uno di destra, la qual cosa è politicamente scorretta in un mondo che ha altre direzioni e verità ideologiche.

Claudio è Lotito e Lotito è Claudio, basta, stop, non c’è altro, una caricatura da imitare, un personaggio comico, l’italiano medio che vuole esibire le scuole frequentate e ti spara due frasi in latino per provocare un oooh generale. Lotito è quello che si presentò al popolo dicendo: «Il pallone è di tutti, il calcio è di pochi». Lotito è quello che sostenne: «Io sono come Gesù che ha allontanato i mercanti dal tempio» e poi aggiunse: «Potrei fare il ministro dell’Economia e dei Lavori Pubblici ma non mi daranno mai quei ministeri». Poi ha ricevuto minacce di morte, bossoli, messaggi anonimi. Uno così era destinato a qualche fiction o all’Isola dei Famosi. Ma pur avendo partecipato a scene di film e riprese tivvù, sta recitando in presa diretta e la gente crede che si tratti di una gag.

Le cose non stanno così, le cose della Lazio sono cambiate, molto, direi moltissimo. Lotito sa fare i conti, ha venduto al Manchester City un terzino che si chiama Kolarov portando a casa diciotto milioni di euro dopo averne pagati, per lo stesso, meno di uno; ha speso (poco) per Hernanes quello che nessuno squadrone ha speso per un campione quale è il brasiliano; ha un altro calciatore, Diaz, che è forse l’uomo che sta facendo crescere davvero la squadra; ha dato fiducia a Reja preso a pernacchie da De Laurentiis; ha ricucito il rapporto con i tifosi, non tutti; la frangia estrema, che ha perso il foraggio, resterà tale in eterno. Qualche nostalgico rivorrebbe Cragnotti, quello che portò la Lazio ai massimi risultati sportivi e ai minimi conti economici. È incredibile come il tifo faccia dimenticare i debiti e la carta straccia del titolo in Borsa.

Lotito sta dimostrando che si può vincere una coppa Italia, una supercoppa e allestire una squadra seria senza dover versare stramilioni ai procuratori e ad altri succhia soldi. Dopo aver perso Pandev ha tenuto Ledesma che, rispetto all’attaccante oggi interista, risulta più utile, prezioso (e meno logoro) per il gioco della squadra. Lotito è cresciuto nei rapporti politici milanesi e romani, intendo con la Lega e la Federcalcio. Lotito ha rafforzato, anzi ha finalmente stabilito, un rapporto di fiducia e di consulenza professionale con Igli Tare fino a ieri considerato come un semplice souvenir del tempo passato. Lotito sta costruendo un progetto di comunicazione di ampio respiro e moderno, una radio, una emittente televisiva, un periodico che dovranno dare voce alla «lazialità» per troppo tempo contenitore senza contenuto. I punti in classifica non sono un episodio anche se il calendario chiama adesso la Lazio a dire la verità, prima a Palermo, contro l’ex Delio Rossi, e poi nel derby che vale tutto, quasi tutto. Ma dietro il gioco della squadra c’è il lavoro della società, degli osservatori e del suo presidente che non sarà gradito, non sarà simpatico, non sarà in linea con il corteo del suoi colleghi ma sta rispondendo con i fatti e non con la propaganda alle esigenze del calcio moderno, al fair play finanziario. Ovviamente Lotito ha usufruito dei vantaggi fiscali, o spintarelle italiane, che hanno permesso alla sua società di diluire nel tempo i debiti nei confronti dell’Erario ma questo non è un reato e, ove fosse, qualcuno dovrebbe indagare, portare prove e documenti, denunciare e non arruffare il popolo.

Totale: Claudio Lotito in testa alla classifica non piace alla gente che piace, anzi provoca qualche gastrite, secondo gli esperti viene lasciato fuggire come si usa fare, nelle corse ciclistiche, con il romantico pedalatore che va a salutare la morosa e poi viene risucchiato e spedito in fondo al gruppo. Penso che però, ogni tanto, possa scapparci la fuga buona.

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