La lotta di classe? Finisce in una risata

Arriva nelle sale il film "Quasi amici", storia del legame tra un ricco malato e un badante nero

La lotta di classe?  Finisce in una risata

Al diavolo la lotta di classe: è la solidarietà tra il ricco e l’emarginato la vera novità tra gli occidentali contemporanei. Così può capitare che il miliardario Philippe Pozzo di Borgo, già boss della Pommery, la nota casa produttrice di champagne, si sia affidato mani e piedi al suo badante algerino, dopo che un incidente di parapendio l’aveva paralizzato dal collo in giù. Ma quale amicizia può stabilirsi tra un nobile parigino colto, con zero difficoltà esistenziali finché non si è drammaticamente imbattuto a causa di un incidente nella tetraplegia e un ex-galeotto nero come la pece, uscito di galera? Per capirlo, basta leggere Il diavolo custode (Ponte alle Grazie) di Philippe Pozzo di Borgo, al quale s’ispira Quasi amici, la commedia popolare scritta e diretta dai francesi Eric Toledano e Olivier Nakache, in Francia campione d’incassi.

Accompagnato dall’entusiasmo del pubblico un po’ ovunque sia uscito, questo film ha dovuto fare i conti con il marxismo retrò dei giornali francesi (che hanno accusato la pellicola di ignorare la crisi e, come si diceva, la lotta di classe) e con il politicamente corretto di quelli statunitensi (non a caso la rivista Usa Variety l’ha tacciato di razzismo strisciante per via del badante negro che farebbe tanto «capanna dello zio Tom»). Il film venerdì approda nelle nostre sale (con 300 copie). Con buona pace dei Vanzina, che giudicano cafone guardare al risultato del box-office, ecco i numeri: Oltralpe Quasi amici (lì titolato Les Intouchables, con riferimento all’intoccabilità di casta del nero e a quella fisica del bianco, dolorante per le ferite) ha totalizzato 20 milioni di spettatori, cioè oltre 170 milioni di euro incassati. Nella rigida Germania, 5 milioni di spettatori hanno portato al botteghino 30 milioni di euro e in Italia la distributrice Medusa ha già acquistato i diritti per farne un remake: si fa il nome di Colin Firth per la parte di Philippe. Vedremo forse un badante calabrese e un riccone sabaudo, alle prese con il tipico scontro di mentalità e conseguente legame forte, tipico delle strane coppie? «Volevamo affrontare in modo diretto un tema forte, quello dell’handicap fisico. E volevamo che si parlasse bene di commedie come la nostra, piena di umorismo, integrazione, pietà», spiega Olivier Nakache, alla sua quarta collaborazione col sodale Toledano. Il quale ha rivelato che loro due hanno guardato a film italiani come Profumo di donna (1974) di Dino Risi, tenendo «il poster con Vittorio Gasmann nel nostro ufficio». Filiazioni a parte, commuove e diverte la storia di Philippe (François Cluzet, che imita De Niro per intensità di sguardo) e Driss (Omar Sy, star della tv francese), inizialmente diffidenti l’uno dell’altro e poi uniti nell’affrontare la vita quotidiana. Se l’aristocratico è chiuso nella torre d’avorio delle amicizie tra snob, il Grande Black disprezza i riti culturali della borghesia: l’arte moderna fa schifo, l’opera annoia e sarà meglio che il tetraplegico si rilassi con un po’ di saggezza popolare. «Dove lo lascio un tetraplegico?», chiede Driss. «Dove lo trovi!», dice Philippe con disinvoltura. Le associazioni di portatori di handicap gradiscono lo spirito del film, comunque.

Di fatto, agisce lo stesso schema di altre due commedie francesi popolari: Le donne del sesto piano (con il padrone parigino che perde la testa per la domestica spagnola caliente) e Il mio peggior incubo, con Isabelle Huppert starring una gallerista raffinata, pronta a impazzire per il proletario alcolista, ma pieno di buonsenso (pure qui, l’arte moderna fa schifo e il balordo la reinventa a modo suo). Intanto, Sarkozy ha ricevuto il cast di Quasi amici all’Eliseo: le elezioni sono vicine e la pubblicità del buonumore fa comodo.

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