Cultura e Spettacoli

Lotte Contro i «ragazzetti» di Tienanmen e pro «odio di classe»

«Sono Edoardo Sanguineti, materialista storico». Coerente con l’autopresentazione, il poeta col pallino della politica (fu anche deputato come indipendente nelle liste del Pci) ha sempre fornito una versione senza compromessi del marxismo. Nel 2007, candidato alle primarie per diventare sindaco di Genova, e sostenuto da Rifondazione e Pdci, Sanguineti aveva presentato questo programma elettorale: «Bisogna restaurare l’odio di classe. I potenti odiano i poveri e il proletario deve rispondere all’odio della borghesia». A parte le bordate antiberlusconiane, con il solito paragone col Ventennio (a vantaggio di Mussolini, meno «eversivo» del Cav), il poeta si era avventurato anche in terreni impervi. Celebre il suo giudizio sui fatti di Tienanmen, la piazza di Pechino in cui, nell’89, il regime comunista aprì il fuoco su studenti e operai che chiedevano democrazia (2600 morti). Poco dopo l’elogio dell’odio di classe Sanguineti liquidò così la faccenda in un’intervista tivù: «Quelli erano veramente dei ragazzi - poveretti - sedotti da mitologie occidentali, un po’ come quelli che esultarono quando cadde il Muro; insomma, ragazzi che volevano la Coca-Cola». Le parole suscitarono un comprensibile parapiglia. Il poeta innestò la retromarcia: «La mia condanna dei fatti di Tienanmen è sempre stata ferma. Il mio era gusto per il paradosso». Le cronache del settembre 2006 registrano però quest’altra uscita in pubblico a Pavia: «Quaranta ragazzetti innamorati del mito occidentale e della Coca-Cola hanno fatto più rumore di migliaia di operai massacrati in Cile». Nel 2007 era stato coinvolto (dall’Espresso) in una polemica sul nepotismo in università. Il figlio Federico aveva vinto un concorso a Bari, insieme con Davide Canfora (figlio di Luciano), battendo l’outsider Maurizio Campanelli.

È nota l’opera di filologo di Federico, autore di un’edizione critica della Divina Commedia, ma il settimanale e in seguito altri giornali rimarcarono la spaccatura della commissione.

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