Lotto, italiani poco fortunati: l’erario gode

Filippo Grassia

Il Comitato Giochi si riunirà domani pomeriggio a Roma sempre che il numero legale (mancato lo scorso 14 giugno per una precisa volontà politica) lo consenta. In questa occasione si parlerà, fra l’altro, di battaglia al gioco illegale, regolamentazione del gioco telematico, ampliamento della rete, garanzie ai concessionari esistenti, rapporti con i provider. Sarebbe tuttavia sbagliato prendere in considerazione i punti all’ordine del giorno come se si trattasse di argomenti a se stanti. Il gioco illegale, giusto per fare l’esempio più evidente, va contrastato sul territorio con la collaborazione dei punti di raccolta e dei provider: gli unici in grado di monitorare in tempo reale la situazione, collaborare con la Guardia di Finanza e spazzare i pochissimi casi (l’1%) di doppiogiochisti all’interno del sistema. In caso contrario l’insuccesso è garantito. Sul gioco telematico due i temi principali. Il primo riguarda la possibilità di far giocare gli scommettitori sul web con qualsiasi carta di credito bancario oltre che con quelle rilasciate dai singoli provider. In entrambi i casi è possibile risalire con facilità ai possessori che debbono aver lasciato tutti i propri dati anagrafici e fiscali per entrare in possesso delle preziose targhette di plastica. Si tratta, per inciso, di una proposta lanciata da Il Giornale nell’autunno 2003 e presentata a suo tempo all’on. Contento, sottosegretario di Stato con delega ai giochi. L’utilizzo delle comuni carte di credito, facilitando il gioco degli scommettitori di casa nostra che non dovrebbero più passare in agenzia per acquistare una “card” specifica, permetterebbe ai siti italiani di porsi sullo steso livello di quelli stranieri. Quanto al secondo punto ha fatto rumore l’idea esposta la scorsa settimana da Sandi in questa pagina: chiudere tutti i siti dei bookmaker stranieri che, non avendo acquisito la concessione, sono fuorilegge. Basta volerlo. Ed eccoci all’incremento dei punti di raccolta. Su questo argomento Ughi, presidente di Snai, ha un’idea molto precisa: “In più occasioni ho fatto presente che l’estensione della rete dovrebbe mirare a coprire gli oltre 7mila comuni scoperti, privi di agenzie. Ma solo i concessionari esistenti possono avere interesse a estendersi in queste piccole realtà. I grandi bookmaker, soprattutto quelli provenienti dall’estero, saranno interessati unicamente alle piazze più importanti quando si insedieranno nel nostro paese. Bisogna quindi permettere alle attuali agenzie di allargare il proprio raggio d’azione per coprire capillarmente la penisola con punti di raccolta semplici, meno pretenziosi e costosi di quelli su piazza. Ci ritroveremmo altrimenti a ripetere l’esperienza del 1999 con zone coperte e ricoperte”.
Infine una curiosità. Qualche tempo la Corte dei Conti aveva lanciato un allarme sul gettito erariale del gioco del Lotto: “E’ molto difficile che si possano ripetere le entrate dello scorso anno”. Sta succedendo invece il contrario benché il movimento si sia contratto passando, nei primi sei mesi dell’anno, da 4,4 a 3,9 miliardi di euro con una perdita secca di 500 milioni di euro.

L’inghippo è stato spiegato dal direttore centrale dei Monopoli, dottor Tagliaferri: “Gli italiani hanno vinto di meno finendo per lasciare somme maggiori alle casse dello Stato”. La differenza è notevole: nei primi sei mesi del 2005 l’Erario ha incassato 2 miliardi e 255 milioni contro il miliardo e 554 miliardi di euro del corrispondente periodo del 2004. In totale: 701 in più.

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