Roma - «Basta lucciole, meglio le case chiuse». L’eterna tentazione di abolire la legge Merlin torna alla ribalta. E il partito di coloro che puntano a mettere da parte le questioni di principio e ad affrontare con realismo il problema della prostituzione sulle strade alza ancora una volta la voce.
Questa volta ad uscire allo scoperto è Daniela Santanchè. La portavoce della Destra lancia la sua proposta, proprio mentre il governo cerca faticosamente di trovare un accordo sul disegno di legge che prevederebbe il divieto di prostituzione vicino a scuole, luoghi di culto o di cura, con multe anche per i clienti. Un provvedimento il cui esame è stato rinviato dal Consiglio dei ministri alla luce della mancanza di un orientamento univoco dentro la maggioranza.
«Basta con le ipocrisie sulla prostituzione e con il ridicolo provvedimento che il governo sta per varare: La Destra si batterà per la riapertura e la legalizzazione delle case chiuse in funzione anche di un argine contro la delinquenza e per una sempre più necessaria tutela della salute», dice Daniela Santanchè che ricorda come il presidente del partito, Teodoro Buontempo, abbia già presentato un disegno di legge sull’argomento. «È ora di calare la maschera e guardare in faccia la realtà: il provvedimento che il governo rinvia di settimana in settimana - aggiunge la parlamentare - è solo un modo per tapparsi gli occhi e non risolvere il problema. Noi della Destra porteremo l’argomento su tutte le piazze d’Italia e mobiliteremo i nostri militanti per una raccolta di firme. La gente infatti non ne può più di vedere su tutte le strade italiane questo vergognoso e insano mercimonio».
Il tema, naturalmente, non è nuovo. Già nella scorsa legislatura, infatti, esponenti di An e della Lega lo proposero all’attenzione del Paese e del Parlamento. D’altra parte, come dimostrano i sondaggi, parlare di riapertura delle case chiuse, non è più un tabù. Oltre la metà degli italiani si dice d’accordo, compresi molti cattolici. E le percentuali toccano quota 48% tra i praticanti, mentre tra i non praticanti si arriva al 59%. In Italia le case chiuse furono introdotte nel 1860 da parte di Cavour che si ispirò alla normativa francese per le maisons de tolérance. Lo Stato incassava le tasse di concessione della licenza agli esercenti e le imposte sui ricavi derivanti dalla gestione di tali esercizi. Nell’agosto del 1948 la senatrice socialista Lina Merlin presentò un primo disegno di legge per la loro abolizione.
Per chiudere la partita sul piano legislativo ci vollero, però, dieci anni. Una decisione dovuta anche a una richiesta dell’Onu che chiese ai Paesi membri di cancellare ogni forma di regolamentazione della prostituzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.