Le luci e le ombre del «Sole» che vuole la Borsa

Sale il fatturato e calano i margini e l’utile. Ma la cedola per Confindustria rimane fissa

da Milano

Luci e ombre nel bilancio del Sole 24 Ore. Negli unici dati disponibili (riferiti al 2005 e resi noti dall’ufficio studi R&S di Mediobanca, che li ha riclassificati) emerge un incremento del fatturato totale che, dopo lo stop del 2004, è tornato a crescere, del 6,1%: da 458 a 486 milioni.
Un risultato ottenuto dall’incremento dei prodotti collaterali che, insieme con i periodici specializzati, hanno portato 33 milioni in più di vendite. Stabile la pubblicità (191 milioni di raccolta, 12% di quota di mercato), in lieve calo, da 94 a 91 milioni, i ricavi del quotidiano. L’utile netto consolidato, invece, si è assai asciugato, scendendo dai 10,5 milioni del 2004 a quota 6,1. Un livello ottenuto, tra l’altro, grazie alla riduzione degli ammortamenti sull’avviamento: negli ultimi 3 anni erano stati pari a 9 milioni, mentre nel 2005 sono calati a quota 4: significa che l’utile netto, a parità di ammortamenti, sarebbe stato di poco più di un milione. Nel bilancio il gruppo ha effettuato la riclassificazione da «avviamento» a «oneri pluriennali» (con passaggio dal conto economico allo stato patrimoniale) dei costi per rilevare alcuni rami d’azienda, nonché il diritto di sfruttamento delle frequenze di Radio 24, per un totale di 15 milioni. Inoltre ha spesato nelle «immobilizzazioni in corso» un acconto di 32,1 milioni sull’investimento per le nuove rotative a colori (in tutto dovrebbero costare sui 90 milioni). Un linguaggio ragionieristico, ma la realtà è semplice: nei prossimi anni il gruppo dovrà spesare costi che, con l’attuale assetto industriale, sono difficilmente sostenibili. Soprattutto alla luce del trend decrescente dei margini: quello operativo lordo è stato di 49 milioni, contro i 53,2 del 2004 e i 65,6 del 2003. Quello che invece non scende mai, come una tassa fissa, è il dividendo per gli azionisti, cioè per la Confindustria (che controlla il 90% del capitale del Sole, mentre il 10% è in azioni proprie): anche nel 2005 (come nei precedenti 5 esercizi) il dividendo è stato di 9 milioni. Ma per tenere questo livello, visto un utile di soli 6 milioni, il vertice del gruppo ha dovuto intaccare le riserve, per 3,6 milioni, distribuite ai soci nell’aprile scorso.
Ecco allora che l’ipotesi di quotazione in Borsa, di cui si sta discutendo in Confindustria, potrebbe essere la strada obbligata per sostenere lo sviluppo futuro.

Ma certo la distribuzione di tutto l’utile più un po’ di riserve al socio Confindustria non sembra essere un gran segnale. «Con una società quotata questo tipo di soluzione si potrà difficilmente riproporre», dice Davide Faraldi, analista di Centrosim. Un elemento in più sul quale gli industriali saranno chiamati a riflettere.

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