La testimonianza di molti lettori e «veterani» giornalisti in occasione del 35° anniversario delle pagine genovesi de il Giornale ha sollecitato anche i miei ricordi. Correva l'anno 1976 ed io, rientrato a Genova per la prima volta dopo un lungo peregrinare dal sud al nord della Penisola, per motivi inerenti alla mia attività professionale ebbi occasione di conoscere ed incontrare quasi quotidianamente l'allora pressoché imberbe (!) Emanuele Dotto, Pippo Zerbini, Franco Manzitti e via via Luciano Basso, Piero Pizzillo ed altri colleghi delle varie testate giornalistiche. Sulla falsariga dell'ottima dott.ssa Sirtori, vorrei esprimere un modesto giudizio sui suddetti. Il coltissimo Dotto già da allora palesava doti non comuni di brillantezza d'eloquio e raffinatezza d'ingegno che lasciavano presagire una sua affermazione futura, come ampiamente avveratasi. Di Zerbini rammento, oltre alla sua statura inversamente proporzionale a quella del fratello Paolo, la scrupolosa puntualità ed assoluta precisione nel riportare le notizie o in occasioni di eventi di eccezionale rilevanza, il tutto improntato a quasi timida urbanità di modi tramite cui riusciva sempre a «strappare» qualche altra... confidenza. Manzitti era il più scapigliato e, diciamolo pure al di là della notevole sua preparazione culturale e spregiudicatezza, il pìù avvenente!
Pizzillo, permanentemente colla sigaretta in bocca, era il segugio della «giudiziaria». Stazionava ininterrottamente nei corridoi e nei pressi degli uffici del Palazzo di Giustizia ed era impossibile sottrarsi alle sue richieste: praticamente non perdeva un colpo! Ho lasciato per ultimo (ma non nel mio cuore) il compianto Luciano Basso. Mi consenta, caro dott. Lussana, di contestare urbanamente e sommessamente il voto «sei» che gli è stato assegnato dalla gentile signora Sirtori. Ho avuto modo di frequentarlo al di fuori del suo impegno di lavoro ma non sono in grado di poterlo giudicare come caporedattore. Come uomo e come amico, lo trovavo intelligente, colto, dinamico e pronto a cogliere qualsiasi occasione utile per divulgare i contenuti del giornale. Da raffinato pianista quale anche era, ci univa la passione per la musica jazz. Quante serate trascorremmo insieme, dilettandoci e dilettando gli amici presenti, confrontandoci e sfidandoci alla tastiera del pianoforte per accertare chi dei due meglio interpretasse un pezzo di Ellington o Count Basie, finendo tutto con un affettuoso brindisi, in serena allegria. Ecco, al caro Luciano io avrei assegnato almeno un 7: con o senza doppiopetto..!
Ma veniamo ad oggi: a Lei ed ai Suoi efficienti collaboratori non fanno di certo difetto le qualità e le capacità di chi, in tempi molto più bui e difficili del presente - mi riferisco sempre a il Giornale -,vi ha preceduto.
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