Lucio Martínez Mancebo & C.

Si tratta di un gruppo di domenicani spagnoli trucidati dai rojos nel 1936, all'inizio della guerra civile. Padre Mancebo era sottopriore, maestro dei novizi e degli studenti in filosofia nel convento di Saragozza. Aveva trentaquattro anni e, in assenza del priore, fu lui a prendere la decisione di disperdere la comunità quando le cose si misero al brutto. Egli e alcuni altri si trattennero per assistere i confratelli più anziani che avevano trovato rifugio in case di benefattori. Uno di questi era padre Antonio López Couceiro, sessantasette anni. Giovani erano invece i padri Felicísimo Díez González e Saturio Rey Robles: compaesani e coetanei (un mese di differenza), furono accomunati anche nel martirio. Padre Tirso Manrique Melero aveva una sessantina d'anni, era stato gesuita e poi sacerdote diocesano prima di vestire il saio domenicano nel 1928; valente latinista e autore di una grammatica latina, lo presero nella piazza principale di Calanda. Gumersindo Soto Barros era un semplice frate; sulla settantina e impedito nelle gambe, non provò neppure a nascondersi. Lamberto De Navascués y De Juan era invece ancora un novizio: di nobile famiglia, sebbene avanti con gli studi giuridici non volle diventare sacerdote per umiltà e restò nel convento di Calanda ad assistere i confratelli malati. Là trovarono la morte anche il malaticcio padre José María Muro Sanmiguel, trentun anni, e il ventunenne Joaquín Prats Baltueña, novizio. Stavano scappando per i campi quando si incontrarono e decisero di proseguire insieme. Ma vennero intercettati e fucilati sul posto. www.

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