L'ultima frontiera dei primi cittadini: ronde di giorno e manganelli ai vigili

Sedici sindaci si riuniscono e lanciano un appello bipartisan: "Più funzioni di ordine pubblico, anche per i reati minori"

Parma - Il nuovo partito dei sindaci ha preso corpo ieri a Parma, è bipartisan e si allargherà come una palla di neve che rotola, rotola e diventa valanga. Perché questi sindaci non molleranno. È il partito della sicurezza. I problemi delle grandi città stanno diventando quelli delle medie e piccole, protestano i primi cittadini. Degrado e criminalità, micro o macro che sia, non sono prerogativa delle metropoli. «La sicurezza è un diritto, una priorità, un bene primario»: insomma, non semplicemente il primo punto di ogni campagna elettorale ma «un prerequisito necessario alla vita serena e allo sviluppo di ogni comunità». Firmato Lega, Pdl, Pd, centristi, civici. Tutti insieme drammaticamente.

Il «partito» era in gestazione da un paio di mesi. Undici sindaci di medie città del Nord (Parma, Verona, Modena, Cremona, Padova, Pavia, Belluno, Novara, La Spezia, Alessandria, Asti), hanno firmato ieri una «Carta della sicurezza urbana» che sottoporranno a governo e parlamento. Altri cinque (Como, Lodi, Treviso, Mantova, Piacenza) hanno già aderito e sottoscriveranno presto. Altri ancora si uniranno appena avranno il testo fra le mani: c’è anche Leonardo Domenici (Firenze). «Un’iniziativa pulita, trasversale, nell’esclusivo interesse dei cittadini, pronta per essere sottoposta al nuovo governo, quale che fosse».

Il pacchetto di richieste è lungo e pesante. I sindaci chiedono più poteri. Competenze sull’ordine pubblico anche per reati minori. Soldi per potenziare l’illuminazione pubblica, installare telecamere, riqualificare le aree degradate. Un maggior numero di agenti con risorse adeguate. Pretendono l’impegno del governo per avere pene più severe e soprattutto certe contro la criminalità minorile, l’accattonaggio, i vandalismi, le occupazioni abusive di suolo pubblico. E vogliono anche un giro di vite contro l’immigrazione clandestina, compreso un filtro maggiore che preveda anche quote per regioni.

I primi cittadini di sinistra non sono più morbidi del centrista Vignali (Parma) e del leghista Tosi (Verona) che sono gli ideatori e i coordinatori della Carta. Nessuno vuole più lasciare al centrodestra la bandiera della sicurezza e della legalità perché «centrodestra o centrosinistra, i sindaci hanno tutti gli stessi problemi». L’ordinanza antisbandati del neodeputato padano Bitonci Zanonato (Pd, Padova, l’innalzatore del muro di via Anelli) la difende leggendo dal telefonino il testo della normativa che autorizza i controlli sugli immigrati comunitari. Le ordinanze contro lavavetri, prostitute, accattoni, graffitari di varie città? «Non voglio più essere costretto a spulciare il codice della strada per combattere questi fenomeni», dice Pighi (Pd, Modena).

«Lottiamo per la sicurezza senza poter parlare di sicurezza», dicono i sindaci. «È mortificante perdere giornate per spremere dal codice della strada qualche divieto di sosta anti-prostituzione. L’unica arma dei vigili sono multe da 36 euro o sanzioni amministrative da 50, e i delinquenti se ne fregano». Esemplifica Tosi: «Per proteggere un arco romano di Verona farò scavare un fossato, con una grossa spesa, perché non ho poteri concreti contro i vandali. È giusto?». Si sentono poco rappresentati, i sindaci di queste città spesso definite «a misura d’uomo», con un glorioso passato e un tragico presente. Sono stati trascurati dal governo Prodi, che ha lasciato cadere il pacchetto sicurezza mentre loro, i sindaci medi e piccoli, vengono sfiduciati dai cittadini che - come a Padova - organizzano ronde di vigilantes armati.

L’altro giorno il sindaco di Parma ha dotato i vigili di manganelli e lanciato i «volontari della sicurezza», uomini delle forze dell’ordine in congedo che da maggio pattuglieranno i parchi cittadini. Ogni sindaco si muove come può. Da adesso marceranno compatti.

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