
Ieri, il Teatro alla Scala ha presentato la stagione 2025-26, l'ultima di Riccardo Chailly da direttore musicale: lungo applauso e la conferma di nuovi progetti dopo la chiusura di mandato. È invece la prima di Fortunato Ortombina da sovrintendente scaligero, inizialmente emozionato si è poi sciolto in una conferenza fiume nonostante gli sguardi del sindaco Sala invitanti alla sintesi, perché Milano non si ferma. In prima fila, novità, sedeva parte del Cda: Bazoli, Bracco, Foa e Rizzoli, a dire il vero presenti anche alle serate scaligere. È stato il sottosegretario alla Cultura Mazzi ad aprire i lavori sciorinando numeri per dire che la Scala è un unicum per contributi privati, ma pure beneficia di 35 milioni dallo Stato che «nel 2023 ha contribuito alla lirica con 271 milioni di euro cui si sono aggiunti 114 milioni di regione, comune, città metropolitana». Per il 2024, confermati al mondo del melodramma tricolore 223 milioni.
La stagione milanese aprirà con audacia, il consueto 7 dicembre. Andrà in scena Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Sostakovich, nella prima versione, quella che ebbe un successo tale da indispettire Stalin. L'ha scelta Chailly che così firma la sua prima dodicesima apertura di cartellone, la regia è di Vasily Barkhatov. Con il secondo titolo diretto da Chailly, Nabucco di Verdi, si riaffaccia il tridente Netrebko-Meli-Salsi. Sarà Carmen nella nuova produzione di Michieletto a portare sul podio il direttore musicale in pectore Chung, nominato poche settimane fa. In tema di direttori, segnaliamo l'arrivo dell'astro Salonen, che chiusi i decenni in una California che non è più quella di una volta, sta intensificando le presenze in Europa. Invece è scomparso dal cartellone Daniele Gatti, l'eterno contendente al podio-trono della Scala, più volte sfiorato e mai afferrato, del resto, a tacere dei pronostici - sempre sbagliati perché a sapere è chi decide - i sondaggi in orchestra non lo davano vincente, e fino a prova contraria è l'orchestra che decide (tutt'uno col sovrintendente).
Ortombina ha ereditato una stagione - di 250 alzate di sipario - in gran parte confezionata dal predecessore Dominique Meyer, che tra parentesi vediamo spesso alla Scala seduto all'affezionata Fila M. Ma, laddove ha potuto, il nuovo sovrintendente ha fatto «dei correttivi per arrivare all'obiettivo», precisa. Per esempio, porta la sua firma il Faust di Gounod per la regia di Erath, con i cantanti Rebeka, Grigolo e Rustioni alla direzione. Confermatissimo il Ring di Wagner, da proporsi due volte e - sempre contraddicendo le previsioni - già tutto esaurito in abbonamento. Un debutto particolarmente atteso è quello di Romeo Castellucci alla regia di Pelléas et Mélisande di Debussy, con la direzione di Maxime Pascal. Per i cento anni di Turandot, si ripropone la produzione di Livermore, nel cast - tra gli altri - Alagna. È una ripresa anche quella di Lucia di Lammermoor diretta da Scappucci con Feola nel ruolo del titolo.
Salute permettendo, l'apertura della stagione sinfonica è affidata a Barenboim, tra gli altri avremo Viotti addirittura impegnato nel Concerto di Natale. Tra gli ospiti, il Monteverdi Choir con Rousset, la Filarmonica Ceca con Bychkov, la Budapest Festival Orchestra con Fischer, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks con Rattle. Tra i solisti Rana, Bronfman, Grimaud, Volodos, Buchbinder.
È questa la prima stagione di Balletto disegnata dal nuovo Direttore del Ballo Frédéric Olivieri che propone qualche novità quindi riprese di spettacoli storici come La Bella addormentata, scelta per l'apertura, Don Chisciotte di Nureyev, e Giselle di Yvette Chauviré.