Firenze – I Democratici di sinistra celebrano il loro ultimo congresso. Ormai la strada è decisa: la Quercia confluirà nel Partito democratico. Anche a sinistra, dunque, si procede nel segno della semplificazione lungo il solco tracciato anni fa da Silvio Berlusconi. “Se il partito democratico andrà avanti – ha commentato il Cavaliere, ospite del congresso - è ineluttabile che anche nel blocco liberale si vada nella stessa direzione, come io auspico”. Il simbolo è la strada, i colori il rosso e l'arancio, insieme al bianco e al grigio, lo slogan “Una forza grande come il futuro”. Il segretario Piero Fassino mette subito le cose in chiaro. Il nuovo partito "non sarà né moderato né centrista", ma "progressista, riformista e riformatore". Fassino ribadisce che il Pd "non è un'esigenza dei Ds o della Margherita o di un ceto politico, ma una necessità del Paese". Il leader della Quercia ha voluto anche sottolineare la volontà di abbattere definitivamente gli storici steccati: "L'unità politica dei cattolici non c'è più ed è aperta davanti a noi la duplice possibilità di vedere il grande patrimonio di tensione morale e cultura politica del movimento cattolico o reinvestito in grande progetto democratico, come il Pd, o invece tentato di trasformarsi nel riferimento identitario e nella base elettorale di un partito conservatore di massa".
L'appello a Mussi: "Restate con noi" "Restate, perchè separandosi non si risolvono i problemi". Fassino rivolge un appello ai delegati della seconda mozione, che si preparano a lasciare il congresso e il partito. La platea applaude calorosamente, più volte, ma il leader dell'area della sinistra della Quercia, Fabio Mussi, pur se visibilmente commosso non batte le mani e ascolta. "Alle compagne e ai compagni che hanno votato la mozione Mussi esprimendo contrarietà al Pd - dice Fassino - non chiedo di rivedere o revocare le proprie opinioni. Chiedo di essere impegnati con noi - e con le loro idee, le loro proposte, le loro suggestioni critiche - nella costruzione del nuovo partito. E peraltro in un grande partito riformista c'è tutto lo spazio anche per chi esprime una maggiore radicalità politica".
Primarie per scegliere il leader "La scelta della leadership del Pd dovrà essere affidata al voto individuale e segreto di coloro che si riconoscono nel partito". Un'altra proposta lanciata da Fassino è che nel Pd si introduca il limite del numero dei mandati a incarichi dirigenti e che tutti gli incarichi dirigenti siano a voto segreto.
La simbologia Al Nelson Mandela Forum di Firenze si celebra un congresso dal doppio significato: la fine di un partito e la nascita (per fusione con un altro) di un nuovo soggetto che calcherà la scena politica negli anni a venire. Ogni minimo dettaglio della scenografia non è stato lasciato al caso. Sul palco, collegato con la platea da una strada, campeggia un ulivo e un prato di rose rosse. La simbologia ha una grande importanza. Ai delegati è stata consegnata una cartella che, oltre ai documenti politici, contiene le cartoline ufficiali disegnate da Staino e dei soldi di cioccolata. Questi verranno riconsegnati, cambiati in euro, alle diverse cassette di raccolta fondi sparse per tutto il palazzetto.
Fassino ha il 75% dei consensi
I Ds, quindi, decideranno di sciogliersi per rinascere con un nuovo nome e una nuova struttura. I delegati chiamati a pronunciarsi su questa proposta sono 1.550, su un totale di 615.414 iscritti. Tre le mozioni congressuali che si sono confrontate nelle ultime settimane nei congressi di sezione: quella Fassino (Per il partito democratico), quella Mussi (A sinistra per il socialismo europeo), quella Angius-Zani (Per un partito nuovo democratico e socialista). La mozione del segretario, forte del 75% dei consensi, punta a traghettare i Ds in un nuovo soggetto politico insieme alla Margherita. La mozione Mussi che ha raccolto il 15,5% critica la decisione di sciogliere i Ds nel Pd e sancirà l'addio ai compagni nella giornata di venerdì. Infine la mozione Angius, che a sorpresa ha raggiunto più del 9%, esprime dubbi su modalità e accelerazione del percorso.
Mussi: questa volta non è come la Bolognina
È come la Bolognina? “È un'altra cosa, un'altra cosa, un'altra cosa”. Fabio Mussi, ministro dell'Università, risponde con queste parole a chi gli chiede conto della decisione di uscire dai Ds. Il firmatario della mozione che porta il suo nome chiarisce che quanto accadrà a Firenze ha poco a che vedere con la scissione che si è consumata a Bologna con Achille Occhetto e l'allora Pci. Mussi spiega infine che, per quanto riguarda la decisione di lasciare domani il congresso dopo la relazione che terrà di fronte alla platea di 1.500 delegati, “mi sentirò con Fassino – spiega - ma quello che faremo lo abbiamo già deciso ieri”. Il ministro dell’Università ieri aveva fatto sapere che la scelta di lasciare i compagni ha un peso dal punto di vista umano. “Provo un doppio sentimento: da un lato di fallimento perché partecipai alla svolta dell'89 e ho creduto in quel progetto ma ora, con il Pd, temo che la sinistra possa perdersi. Il secondo sentimento è il senso di responsabilità verso tanti cittadini che si sentono di sinistra e vogliono essere politicamente rappresentati. Ma ho anche la speranza di offrire qualche risposta a chi nulla troverà nel Pd”.
Gli stand: dai libri alla porchetta
Uno dei più apprezzati è quello della Col diretti, che distribuisce
porchetta e salumi, poi gli olivocoltori e i produttori di pecorino fino agli stand di
quattro quotidiani (L'Unità, Europa, Il Riformista e Il Manifesto). Interessante curiosare tra i libri che vanno per la maggiore. Scorrendo i titoli si capisce meglio quali possono essere i punti di riferimento per i diessini: Berlinguer, Gramsci, Marx in tutte le salse, dal “Manifesto” all'Antologia di scritti.
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