Lunardi: Terzo Valico, prima opera del nuovo governo Berlusconi

(...) Quindi, l’altro giorno, quando mi sono trovato faccia a faccia con Pietro Lunardi, ottimo ministro delle Infrastrutture nei cinque anni di governo Berlusconi e papabilissimo per esserlo nel prossimo, gli sono quasi saltato al collo. Eravamo, insieme a altri due parlamentari azzurri di grande valore come il leader dei Riformatori liberali Benedetto Della Vedova e il piemontese Osvaldo Napoli, ospiti di un pomeriggio della Tivù delle libertà dedicato ai pentiti della Tav. E - fra un collegamento con Michela Vittoria Brambilla, le cure giornalistiche di Giorgio Medail, quelle organizzative di Maria Iva Casanova e le domande di tre bravissimi genovesi anime della trasmissione come Simone Giannotti, Antonia Ronchei e Roberta Bottino - ho strappato solenni impegni a Lunardi. Tutto in diretta, tutto filmato, in chiaro e sul satellite. Non può negare.
Senatore Lunardi, che mi dice del Terzo Valico?
«Che senza il collegamento rapido con Milano e poi Rotterdam, il porto di Genova morirà. E, con il porto, Genova e la Liguria. Quindi il Terzo Valico sarà la prima grande opera pubblica se andremo al governo».
Questa l’ho già sentita! Ricordo che avete tagliato nastri, annunciato stanziamenti, fatto decine di comunicati e di conferenze stampa per annunciare che era tutto fatto. E ora siamo al punto di partenza.
«Da parte nostra, eravamo pronti a partire. Se poi con il governo Prodi si è fermato tutto, non è colpa nostra».
Ma è da più di trent’anni che sentiamo la stessa storia sull’indispensabilità del Terzo Valico ed è da più di trent’anni che non si fa. Addirittura, ricordo di aver letto un articolo che riportava dichiarazioni dell’allora ministro Vittorino Colombo che diceva le stesse identiche cose che dice lei oggi. Chi ci assicura che è la volta buona?
«Il fatto che siamo tutti convinti e decisi. E che arriveremo immediatamente alla cantierizzazione dell’opera. Se si cantierizza, è tutto più facile».
Piccolo particolare: e i soldi?
«I soldi sono l’ultimo dei problemi».
Proprio sicuro? Sta scherzando o dice sul serio?
«Mai stato così serio. Se ci fossero stati subito tutti i soldi necessari, nessuna opera pubblica sarebbe stata costruita in Italia. Ogni anno verranno finanziati i lavori che si faranno in quell’anno. In questo modo, siamo certi che il Terzo Valico non sarà più un’utopia».
E i danni creati dalla revoca delle concessioni per il decreto Bersani sulle liberalizzazioni?
«Uno dei primi atti del governo sarà quello di denunciare alla Corte dei Conti tutti i ministri che hanno rallentato le grandi opere, a partire da quelli che si sono opposti alla Tav. Hanno creato un danno erariale ingente ed è giusto che paghino».
Una leggenda metropolitana vuole che il «nemico» numero uno del Terzo Valico sia il capo delle Ferrovie Mauro Moretti. Moretti è un uomo di sinistra, ma è anche uno dei pochi che ci capisce di rete ferroviaria. L’altra volta, l’avete confermato. Come vi comporterete in caso di vittoria?
«In passato, a mio parere, Moretti si è preso delle responsabilità che non erano sue. E questo non dovrà più accadere».
Significa che lo farete fuori?
«Significa che le scelte politiche le fa il governo. E se fare o no il Terzo Valico e come farlo è una scelta politica che spetta ai politici e non agli amministratori delegati o ai ferrovieri».
Significa che lo farete fuori?
«Significa che, stavolta, chi non si allinea è fuori. È impensabile che, a qualsiasi livello, decida la burocrazia anzichè i rappresentanti del popolo».
Lei crede nel Porto di Genova? Sta seguendo le evoluzioni della situazione?
«Le seguo con l’interesse e la preoccupazione che merita il primo porto italiano. Ma credo in Genova. Certo, ribadisco che il Terzo Valico è decisivo.

Ma ci credo moltissimo e penso all’importanza che possono anche avere i retroporti nel Basso Piemonte. Così come credo nelle autostrade del mare, che sono davvero il futuro dell’Italia, un Paese con ottomila chilometri di coste».

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