(...) forse la più bella della maratona contro le tasse: «Propongo di ascoltare il Movimento indipendentista ligure». Loro, quelli del Mil, alzano uno striscione dai banchi del pubblico che dice: «Basta stangate ai liguri». Ronzitti alza di svariati toni la voce stridula: «Ma non è possibile fare proposte del genere». E invece tutto è possibile, qui nella Sala Verde di via Fieschi. Le scene epiche si inseguono, c'è Franco Orsi di Forza Italia che estrae il pigiama dalla ventiquattrore; c'è Marco Nesci, il capogruppo di Rifondazione comunista, che regge meno di due ore e già si appisola lungo sdraiato su un divano con un maglione nero sulla faccia; c'è Tirreno Bianchi, dei Comunisti italiani, che gioca con i «dadi del sesso», su uno esce toccare e sull'altro orecchie: peccato. Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei, ognuno s'è portato un libro: Moreno Veschi, dei Ds, la biografia di Garibaldi, Giuseppe non Gino di Forza Italia; Carlo Vasconi, dei Verdi, la Guerra del Peloponneso di Tucidide; Patrizia Muratore, dell'Italia dei Valori, le Memorie di Adriano.
Non se l'aspettavano nemmeno loro, gli esponenti del centrodestra, di resistere tanto. Per dire, Matteo Marcenaro, della Lista Biasotti, ha parlato nove ore e tre minuti, superando se stesso e le aspettative di tutta l'aula, solo perché «Rosario Monteleone, che presiedeva la seduta, mi ha fatto arrabbiare, con questa storia che andavo fuori tema». Ripicca, ecco. E che dire di Morgillo: metà dell'intervento parlando a raffica e urlando, pure, dopo che a inizio seduta s'era prodotto in un miniconcerto con chitarra. È stato lui a proporre la colonna sonora della doppia notturna: «Come mai» degli 883, che a un certo punto fa: «Le notti non finiscono
».
E dire che era iniziata male. C'era il voto sul parcheggio dell'Acquasola all'ordine dei lavori prima della manovra fiscale, potenza delle urgenze che si accumulano. Ma l'opposizione, per quanto si fosse impegnata a intervenire molto sul tema e parlando lentamente, aveva strappato solo un'oretta alla corsa contro il tempo per aumentar le tasse entro lunedì, che mercoledì il decreto va pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. E poi c'era stato quel «traditore» di Fabio Broglia dell'Udc. Lo sapevano tutti, che avrebbe fatto un intervento «con spirito costruttivo» come ripeteva da giorni, aveva anche scritto una lettera al presidente Claudio Burlando proponendo un tavolo di confronto. Epperò speravano che l'avrebbe tirata per almeno un'ora e mezza, loro che eran pronti a parlare dalle quattro ore in su. E invece quello ha acceso il microfono all'1,34 e lo ha spento all'1.47, e che ci vuoi fare con 13 minuti? Meglio ha fatto Matteo Rosso di Forza Italia: 3 ore e 20, e scusate se è poco, rispetto alla resistenza degli altri almeno. Poi è toccato alla rivelazione del giorno: Matteo Marcenaro, di Per la Liguria Lista Biasotti, che non è andato a far pipì dalle 5,09 alle 14.10. L'ex governatore ci ha pure provato, a convincere Monteleone, «a fare un gesto umanitario, da cattolico, e autorizzarlo ad andare alla toilette». Ma il segretario della Margherita e vice di Ronzitti non ne ha voluto sapere: «Non siamo interessati alle esigenze fisiologiche del consigliere Marcenaro». Lui è stato stoico: «Non importa, sto benissimo». E quando è entrato in aula l'assessore al Bilancio Giovanni Battista Pittaluga ha ricominciato da capo: «Riassumo il mio intervento per l'assessore».
Quanto a Ronzitti, il presidente più severo che l'assemblea ricordi, non s'è smentito, che ha fatto tornare a casa l'assessore alla Sanità Claudio Montaldo, 40 chilometri fino a San Cipriano, perché non indossava la giacca. Però ha fatto perdere le scommesse a molti: chi pensava che non avrebbe mollato un attimo la poltrona a Monteleone, s'è dovuto ricredere: l'alternanza è stata se mai calcolata al minuto e Ronzitti sarebbe persino riuscito a riposare ieri pomeriggio, se Veschi non gli avesse telefonato sul calar della palpebra perché «Marcenaro va fuori tema e Monteleone non riesce a richiamarlo all'ordine». Il resto è solidarietà. Cristina Morelli dei Verdi che accantona le intenzioni bellicose della vigilia e presenzia tutto il tempo. Enrico Vesco, l'assessore dei Comunisti italiani che non è consigliere e quindi potrebbe stare a casa, che invece non si schioda dall'aula, ha anche portato un'ottima crostata di albicocche, e giura che l'ha cucinata lui. Sandro Biasotti, cui è stato impedito di fare da relatore di minoranza che però resta lo stesso, scarpe da barca e spezzato casual, non fosse altro per ricordare che «in cinque anni del mio governo non è mai accaduto che si tenesse una seduta notturna».
Solo Burlando si vede a spizzichi, in fondo Primocanale trasmette tutto in diretta, a che serve stare qui. Non è ancora finita, non finirà. Non prima di domenica sera, almeno: dopo le eterne relazioni di minoranza c'è la discussione generale con emendamenti e ordini del giorno. La vera resistenza servirà lì, quando l'opposizione dovrà riuscire a non farsi aggirare, c'è sempre il rischio che Ronzitti accorpi tutti gli emendamenti e chiuda la seduta in un paio di minuti, e quando la maggioranza non potrà lasciare un secondo l'aula, se mancasse il numero legale sarebbe un'altra ora persa.
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