Roma

Il lungo ponte finisce tra code e ingorghi

Stefania Scarpa

Si è concluso ieri sera all’insegna delle code il lugno fine settimana iniziato giovedì scorso. La situazione più grave si è verificata sulla A24 Teramo-L’Aquila-Roma dove per i lavori in corso sul viadotto di Pietrasecca si sono raggiunti i 12 chilometri di coda in direzione di Roma. L’incolonnamento, a partire dallo svincolo di Tagliacozzo, ha raggiunto la diramazione di Torano, alla congiunzione tra l’A24 e l’A25 Pescara-Roma. Per risolvere la situazione, anche in vista dell’appesantimento serale del traffico, la polizia stradale, tramite la società di gestione «Strada dei Parchi», ha disposto la rimozione del cantiere presente sul viadotto e l’uscita obbligatoria a Carsoli. Traffico intenso anche sulla Ponzano-Roma nord dove si sono creati 5 chilometri di coda.
Serata difficile anche sulla A12 Roma-Civitavecchia, intasata dalle autovetture di ritorno dal litorale al nord di Roma. Per molte ore, lungo tutta la corsia sud dell’autostrada, le vetture hanno proceduto a passo d’uomo con code in prossimità di tutti i caselli intermedi, fino alla barriera Roma Ovest. Per gli automobilisti diretti a sud problemi già a nord di Civitavecchia dove, in prossimità della confluenza tra la stessa A 12, la statale Aurelia e la bretella di collegamento con il porto, la coda si è allungata fino a sei chilometri in direzione di Tarquinia. Solo rallentamenti invece lungo il tratto di statale Aurelia compreso tra Civitavecchia e Roma, anche se in serata il traffico si è intensificato.
E a proposito di mare, l’assessore regionale all’Ambiente Angelo Bonelli ha inviato un esposto alla Procura di Roma affinché apra un’inchiesta sulla legittimità della tassa d’ingresso al mare «imposta di fatto, ogni estate, alle decine di migliaia di cittadini che vogliono fare un bagno sulle spiagge laziali». «L’accessibilità al mare ai cittadini - ha sottolineato Bonelli in una nota - deve essere garantita sempre e in ogni momento e non può essere subordinata a una tassa di accesso che nessuna norma prevede. L’ordinanza della Capitaneria di porto prevede che i cittadini possano solo transitare all’interno dei 5 metri della battigia. In realtà la norma prevede la sosta purché non si intralcino i mezzi di soccorso. Accade, invece, che i cittadini vengono cacciati a meno che non paghino il biglietto d’ingresso». Ad aggravare la libertà di fare un bagno in mare senza pagare orpelli, secondo Bonelli, la diminuzione delle spiagge: «Dal 1995 nella nostra regione vi è stato un incremento del 36 per cento delle aree costiere edificate e del 50 delle aree demaniali occupate da costruzioni e infrastrutture. Basti pensare che a Ostia l’85 per cento della costa è occupata da strutture in cemento e solo il resto è destinato a spiagge libere, accessibili a tutti».
Un allarme di diverso tipo è quello lanciato invece da Piergiorgio Benvenuti, capogruppo di An alla Provincia sulla moda del tatuaggio in spiaggia. «Il tatuaggio - spiega Benvenuti - è una moda e quest’anno sembra conoscere un vero e proprio picco di successo, ma la cosa grave è che si possono vedere i tatuatori esercitare la loro attività sulle spiagge, senza alcuna certezza di controllo igienico-sanitario.

È necessario un particolare controllo per una moda che affascina i giovani, ma che deve essere praticata con la massima cura».

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