L'idraulico polacco non fa più paura. Non rappresenta più il proverbiale incubo europeo, protagonista di barzellette francesi, italiane e britanniche. Oggi, l'idraulico polacco torna a casa volentieri. Stenta a crederci il resto d'Europa, ma la Polonia rischia d'essere l'unico stato dell'Unione a non entrare in recessione nel 2009. Il governo del premier Donald Tusk ha annunciato venerdì che l'economia nazionale è cresciuta dell'1,1 per cento nel secondo trimestre dell'anno grazie alle esportazioni, ai settori delle costruzioni e dei servizi.
I numeri dunque raccontano che la Polonia sarà forse l'unica nazione dei 27 a registrare una crescita su base annua nel 2009. Membro dell'Unione dal 2004, lo Stato di 38 milioni di abitanti è ottimista, soprattutto quando guarda ai vicini di casa: la Lituania, per esempio, ha visto un crollo del 12,3 per cento del suo Pil nel secondo trimestre dell'anno.
Il segreto di Varsavia, spiegano gli analisti, sta paradossalmente nella sua debolezza. H avuto il vantaggio, in tempi di crisi: essere il Paese meno aperto dell'Europa centrale, dove le esportazioni rappresentano soltanto il 28 per cento del Pil, rispetto al 77 per cento della Slovacchia, per esempio. Ha sofferto dunque meno rispetto ad altri del crollo del commercio globale. Inoltre, la sua moneta, lo zloty, è crollata durante il picco della crisi del 38 per cento rispetto all'euro, favorendo così le vendite all'estero. Gli investimenti stranieri nel Paese hanno tenuto, come prova la prossima apertura di stabilimenti Ikea e Dell (l'ultima promette d'assumere 3.000 persone).
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