Lupo, il sindacalista dell’Opus Dei nella stanza dei bottoni con Dario Chiamato nella nuova segreteria: «Non me lo aspettavo proprio Testamento biologico? Sui temi etici ci sia libertà di coscienza»

Appena uscito dalla prima segreteria riunita da Dario Franceschini, Giuseppe Lupo ha chiesto una spremuta di arance. È in quel momento, forse, che ha realizzato il sapore della politica romana, così diverso dall’agrodolce della sua Palermo. Dove finora era un semplice consigliere regionale. Votatissimo ed esordiente. E la politica «che conta» oggi già lo mette di fronte a una scelta. Da una parte la sua fede, le sue convinzioni di cristiano, quelle che lo hanno fatto avvicinare all’Opus Dei. Dall’altra la linea del Pd, il suo partito, che sul testamento biologico lavora perché la fine di Eluana Englaro sia prevista, nero su bianco, da una legge dello Stato. E lui già si appella alla «libertà di coscienza». «Perché - chiede - il partito può avere posizioni articolate su tutto tranne che sulle questioni etiche?».
«Certo, sono cattolico - rivendica con orgoglio - ma l’Opus Dei non ha una sua teologia morale o politica. Dentro l’Opera c’è assoluta libertà e ci sono persone politicamente molto diverse fra loro». Quindi «niente etichette». «Non rappresento l’Opera dentro il partito né Franceschini mi ha scelto per la mia grande vicinanza all’Opera». E dunque, sui temi etici come si regola? Sta con Dorina Bianchi o con il Pd «ufficiale» che vuole inserire nella legge la possibilità di interrompere alimentazione e idratazione? Lupo si affida alla clausola della «coscienza». «Io mi occuperò di lavoro e Mezzogiorno - premette - e non ho il problema di votare in Parlamento». Però... «Però non capisco perché su tutto, politica estera o economica, ci possano essere posizioni differenziate, tranne che sulle questioni eticamente sensibili. Occorre una sintesi che ottenga il massimo consenso possibile. Io credo in un partito con una dialettica interna forte. Detto questo, la libertà di coscienza è fondamentale, e va garantita».
«Peppino» Lupo, 43 anni, sindacalista, non molti anni fa nella Cisl siciliana era considerato più vicino al centrodestra. Ora è uno degli otto più stretti collaboratori del segretario subentrato a Veltroni. Uno dei «fedelissimi» chiamati a salvare il partito da un tracollo elettorale annunciato, e traghettarlo vivo fino ad ottobre. Evitare, insomma, che il «vicedisastro» diventi un «disastro bis».
La chiamata del segretario non se l’aspettava: «Mi ha telefonato martedì accennandomi l’idea, con grande sorpresa mia. Ci conoscevamo abbastanza poco, fino a maggio facevo il sindacalista, non ero dentro il partito. Franceschini l’ho incontrato qualche volta, ma non c’era molta confidenza fra noi». A maggio si è candidato alle Regionali siciliane e nella batosta del centrosinistra ha portato a casa un bell’exploit personale: 11.161 voti tutti suoi. «Deputato» siciliano, dunque.
Eppure Lupo non viene dal nulla. Sindacato e Opus Dei. Il retroterra è questo. Dipendente Enel, nella Cisl ha fatto tutta la gavetta. Il consiglio d’azienda, poi delegato di base, nel 2001 è segretario degli Elettrici. Poi segretario generale della Cisl di Palermo, l’incarico da cui è passato anche Raffaele Bonanni. L’organizzazione in Sicilia è possente: 100mila iscritti e 100 sedi solo nella provincia di Palermo. Politicamente la traiettoria è quella di Sergio D’Antoni: l’esperimento solitario centrista di Democrazia europea, prima di approdare alla Margherita passando per l’Udc. I riferimenti dell’astro nascente del Pd siciliano sono Franco Marini e l’ex capo dell’organizzazione Pd, Beppe Fioroni.

Con queste credenziali, potrebbe essere il nuovo Binetti (la senatrice numeraria dell’Opus Dei e spina nel fianco degli ex ds). Il volto nuovo di una seconda generazione di «teodem», ma dentro il cuore della «Nuova stagione» del Pd. Quella bis.

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