Insopportabilmente snob, noiosamente prevedibile, antipaticamente ombelicale, il programma Le Invasioni Barbariche riproduce, più che in ogni altro prodotto televisivo, il format culturalcaratteriale della conduttrice, che da grande voleva fare la scrittrice ed è finita a intervistare Christian De Sica. «Vorrei, ma non posso».
La Bignardi vorrebbe essere Fabio Fazio, ma essendo la Bignardi è costretta a prendersi, una settimana dopo, gli stessi ospiti di Fazio. E visto che l’attualità del personaggio è già abbondantemente consumata, tenta di sfruttarne il côté culturale. Che se ti capita Jovanotti ancora ancora, ma se hai a che fare coi teatrini imbarazzanti di Terzani, un po’ meno.
Yaaaaaaawn , che sonno.
La Bignardi vorrebbe fare la Terza Pagina della televisione.
E quello che le riesce, al massimo, è una rubrichetta per Vanity Fair. Legata a triplo filo di cachemire alla solita compagnia di giro che parte proprio da Vanity Fair , passa dalle pagine Cultura& Spettacolo di Repubblica e finisce a Deejay Chiama Italia , prima di accomodarsi al tavolo rosso di Montinaro delle Invasioni Barbariche, Daria Bignardi vorrebbe far dimenticare la propria cifra pop forgiata nella conduzione del Grande Fratello e imporre piuttosto un nobile pedigree mediaticamente più impegnato. Rinnegando quando all’epoca presentava con un certo orgoglio Pietro Taricone, l’Ottusangolo e Salvo il pizzaiolo, e compiacendosi oggi quando intervista con una malcelata insofferenza I Soliti Idioti o Luca&Paolo. Invece, cara Daria, cambia il format, ma non la sostanza.
Intollerante da sempre alle interviste quando è lei l’intervistata, sembra ormai non tollerare neppure quelli che intervista lei.
Nelle due puntate della nuova serie del peggior talk show prima del weekend, la Bignardi è apparsa ai critici televisivi incapace di graffiare come un tempo: stanca, spenta, svogliata. Fuori contesto, insomma. Come le Lanvin décolletés col tacco che indossava ieri sera. Perché a un certo punto della carriera, come nella vita, devi deciderti: a cinquant’anni o fai la Sex and the City o fai l’intellettuale.
Karma pesante e trucco leggero, Daria Bignardi è naufragata in una terra di mezzo. Come le sue Invasioni: barbariche nelle intenzioni, raffinal-chic nell’effetto.
Quando,l’altra sera,trascinandosi indolente per lo studio, con la sua vocetta nasale e beffarda, annunciava «un film di cui sentirete molto parlare», «tratto da un libro Einaudi», interpretato dall’«attore del momento»... anche il più addormentato dei telespettatori aveva già capito, grazie a quella prevedibilità tipica delle trasmissioni che piacciono al pubblico-che-si-piace, che sarebbe entrato Pierfrancesco Favino. Bravissimo, interessantissimo. Scontatissimo. Del resto, il tasso di sorpresa dei programmi di La7 ha le stesse percentuali dello share di rete: uno o due virgola qualcosa. Entrata a La7 per invaderla, la Bignardi è stata respinta. Anche dall’audience.
Settimane fa, in un pezzo molto vanity , ironizzando sui luoghi comuni della sinistra radical-chic, cioè se stessa, la Bignardi ha scritto: «Chessarà mai se ci tocca pagare cinque euro al giorno per entrare in macchina in centro a Milano, fatti i conti alla fine dell’anno ci compreremo una sciarpa di cachemire in meno... ». Dimostrando, con una sola battuta, due cose.
Di essere molto indietro in fatto di stile, perché adesso va la lana di vigogna, e troppo avanti per arroganza, non essendo lei una di quelle mamme che devono portare due figli all’asilo col passeggino sui mezzi pubblici, né uno di quei pendolari che a cinque euro al giorno alla fine dell’anno con la sciarpa di cachemire si puliscono il mood . Ma, del resto, mamme - lavoratrici e pendolari - precari sono fuori target. Loro mica vedono le Invasioni Barbariche . Semmai li intervista Gad Lerner. La7: per pochi, ma migliori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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